PERCHE' SI',Mezzo pieno o mezzo vuoto? Il nuovo film di Martin Scorsese, come sempre molto atteso ma stavolta anticipato dall’aurea del probabile trionfo ai prossimi Oscar (ma ci sono Clint Eastwood e Sideways di mezzo), non è il capolavoro che tanti speravano. Quanto meno non è un film riuscito al 100%, se intendiamo una valutazione – come dire – quantitativa dell’opera. Le tre ore di pellicola sono esagerate e, come in altri casi recenti (Gangs of New York, per esempio), Scorsese sembra ormai preso da una sorta di magniloquenza narrativa: maggior controllo sulla materia non avrebbe guastato. E dei tre temi forti utilizzati per raccontare per il personaggio Howard Hughes – il ruggente mondo del cinema degli anni Trenta e Quaranta, le varie storie d’amore, ma soprattutto la passione per gli aerei (superiore al cinema e alle donne) – solo il terzo risulta davvero appassionante, anche per via della guerra che la compagnia nazionale americana gli scatenò.,In realtà una valutazione fredda e ragionieristica di The Aviator pare ingiusta, per le peculiarità della storia, e in genere di fronte a un regista passionale come Scorsese. Riprendendo una tradizione di film su personaggi dalle smisurate ambizioni e dall’estro illimitato ma con il rischio dell’autodistruzione (in fondo, lo stesso Toro scatenato), Scorsese regala al cinema una figura che – vera o verisimile – entra nell’ideale galleria dei “giganti”, personaggi dalla statura umana particolare. Se a ciò aggiungiamo alcune scene davvero da antologia (quelle del volo durante le riprese de Gli angeli dell’inferno, il primo film da regista e produttore di Hughes per il quale sperperò montagne di dollari in preda a un perfezionismo folle; ma anche quelle dell’incidente su Beverly Hills) e la descirzioni, per quanto appena accennata, della Hollywood di quel periodo, c’è di che rimanere soddisfatti. Ma ci sono tanti interpreti di gran classe, a cominciare da Cate Blanchett, che “rifa” Katharine Hepuburn in maniera notevole.,E poi c’è Di Caprio, davvero bravo nella parte di Howard Hughes. Il povero (si fa per dire) Leo rischia di continuare a essere valutato, in parte, solo per il successo ottenuto con Titanic (peraltro un gran film), che gli alienò le simpatie di chi esalta il “piccolo è bello” e dimentica le sue, tante ottime intepretazioni prima e dopo Titanic. In The Aviator, il lento scivolare nella follia (l’ossessione per la pulizia, inculcata dalla madre…) è reso con foga, furore, dolore, come personaggio – un vero genio, che gli altri non possono capire, ma solo assecondare o contrastare – richiedeva; ma, al tempo stesso, con apprezzabile misura, senza strafare. Una chicca in un film bello ed visivamente splendido, anche se un po’ troppo lungo e ostico a tratti.,Antonio Autieri,PERCHE' NO,Vola piuttosto basso l’ultimo film del grande Martin Scorsese (Taxi Driver, Toro scatenato). Ricostruzione accuratissima, messa in scena elegante, un attore straordinario (Di Caprio che, finalmente, dopo anche le prove di Gangs of New York e Prova a prendermi, sembra essersi tolto di dosso la reputazione di belloccio senza spessore) sono qualità che difficilmente si potrebbero ritrovare in qualsiasi film medio. E solo per questo, The Aviator merita comunque di essere visto. Perché non è un film banale ma un’operazione filologicamente corretta e con un cast di spessore seppur limitato dal doppiaggio (in particolar modo è notevole la prova della Blanchett che interpreta liberamente la Hepburn). Ma al di là di meriti indubbi, rimangono non poche perplessità: la ricostruzione è curata sin nei minimi dettagli ma lo sguardo sul dramma e le fisime di Hughes è piuttosto freddo, se non distaccato. Di Caprio sovrasta il cast e regge da solo l’intero film ma a danno dei personaggi di contorno (dalla Beckinsale a Law) poco approfonditi o accennati. Inoltre, proprio su Hughes e la sua pazza storia, si lascia in ombra la carriera cinematografica per dar spazio alla passione-mania per gli aerei. E’ questo è tanto strano se si pensa alla personalità cinefila di Scorsese. The Aviator appare come un film su commissione ed è il meno personale tra i numerosi capolavori di Scorsese, compreso quel tanto bistrattato Gangs of New York, che se capolavoro non era, era un grande film a intermittenza, visivamente straordinario, straordinariamente sforbiciato, ma sanguigno, vitale e personale. Proprio il contrario di The Aviator, opera preziosa, politicamente corretta ma mai autenticamente partecipata. ,Simone Fortunato,

The Aviator
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