Il manifesto, con il volto del protagonista stampato in multicolore è un indizio: Jobs non è stato un personaggio qualunque, né tantomeno un carattere lineare, facile da comprendere. La sua passione per le innovazioni tecnologiche applicate all’informatica viaggiava di pari passo con le sue ossessioni e il suo carattere anti sociale. Inoltre Jobs è morto nel 2011, una data oggettivamente molto vicina alla realizzazione del film, basato in gran parte sulla biografia di Matt Whiteley. Va dato atto al regista e agli sceneggiatori di aver fatto un lavoro molto accurato e ben lontano da certa agiografia contemporanea, grazie anche ad Ashton Kutcher (piacevole sorpresa), la cui somiglianza in alcuni tratti è veramente impressionante. JOBS rende con precisione e in maniera assai convincente il talento unico di Steve Jobs, la sua visione unica e radicalmente differente, per la quale il computer poteva e doveva essere non solo alla portata di tutti, ma al tempo stesso esprimere una creatività e un’estetica che lo discostassero da ogni altro prodotto. Al tempo stesso viene raffigurato un uomo i cui principi morali sembrano alquanto laschi, se non in qualche caso (il rifiuto della figlia avuta dalla prima compagna) addirittura inesistenti, specie se paragonati con la sua stessa esperienza di figlio abbandonato dai genitori biologici. Gli stessi rapporti umani, lavorativi o meno, sono stati sempre improntati alla pura utilità: Jobs accettava solo chi sentiva utile al suo progetto, ma non esitava a tranciare o licenziare chi lui ritenesse aver terminato il proprio compito, senza alcun senso di lealtà o rimorso (e in questo sembra essere molto affine al Zuckerberg raffigurato in The Social Network). Discutibile sembra però la scelta del film di focalizzarsi praticamente solo sugli inizi e fino agli anni 80, quando Jobs fu estromesso dalla Apple, per concludersi con un salto temporale negli anni 90, raffigurandolo soddisfatto e felice, circondato dalla famiglia e ancora al timone della sua creatura, pronto a lanciare il nuovo prodotto-sfida al mercato, l’iPod. Se tanto è stato dato sapere della sua travagliata gioventù e sui suoi inizi imprenditoriali, ancora si vorrebbe ascoltare e vedere degli ultimi decenni. Ma a questo probabilmente risponderà Aaron Sorkin (lo sceneggiatore del sopracitato The Social Network e di Moneyball), che già sta stendendo il testo per un nuovo film sul fondatore della Apple.,Beppe Musicco,

Jobs
La storia di Steve Jobs, dall’abbandono dell’Università al successo come imprenditore più creativo del secolo.