Film gemello del già non eccelso Colpi di fulmine del 2012 di cui si ripropone la scansione a episodi, un unico filo conduttore e un tipo di comicità assai greve. Dietro la macchina da presa il veterano di tanti cinepanettoni, Neri Parenti, per chi scrive grande professionista, spesso capace di rendere copioni scritti maldestramente efficaci sul piano comico. Stavolta il film, scritto a più mani dallo stesso Parenti e dai vari Alessandro Bencinvenni, Domenico Saverni e Volfango De Biasi, vola molto basso, alla pari o forse anche peggio del precedente. I motivi sono tanti e diversi: una sceneggiatura diseguale, un cast poco amalgamato, soprattutto una formula a episodi con cui si è voluto rilanciare quella classica del Cinepanettone che da qualche anno non registrava più incassi stratosferici ma che ora mostra già la corda. Tanta disomogeneità insomma e l'impressione è che almeno due episodi su tre siano puri riempitivi. Il primo episodio, in modo particolare, è disastroso: Paolo e Luca sono due amici che, senza saperlo, si contendono la stessa bella ragazza. Capita a loro tra capo e collo una vincita fortunatissima al Lotto (che compare ovunque, secondo la logica di un product placement parecchio invasivo) ma il biglietto, ahiloro, è stato perduto. Comicità di grana grossissima, parecchie volgarità (compresi i bisognini per nulla comici di un cagnone) e qualche scherzo di cattivo gusto come tutta la sequenza al funerale. Parenti rincorre senza troppa convinzione un altro titolo non eccelso della sua filmografia, Ho vinto la lotteria di Capodanno, ma gli mancano un Paolo Villaggio della situazione e soprattutto caratteristi efficaci e gag non semplicemente imbecilli. Spiace per Luca e Paolo, altrove attori da un punto di vista comico assai efficaci, qui imbrigliati in una sceneggiatura maldestra più attenta a confezionare spot (c'è anche il Napoli di De Laurentiis con tutti i suoi sponsor e qualche calciatore che prova a recitare…) che alle esigenze di uno spettatore in cerca di un po' di divertimento. Un po' meglio l'episodio n°2: storia esilissima con al centro il solito gigione De Sica nei panni di un imprenditore che ha legato tutta la sua fortuna alla scaramanzia. Peccato che sulla sua strada arrivi un improbabile interprete di mongolo, tanto utile ai commerci con quel Paese, quanto menagramo e portajella. Anche in questo caso, il ricordo va al memorabile episodio de Il secondo tragico Fantozzi di Salce con Villaggio e Gigi Reder portafortuna prima e portajella dopo per il Duca Conte al Casinò di Montecarlo. Tante risate allora per gag comiche davvero riuscitissime, tanta povertà adesso per le svolte risapute ma soprattutto per l'inefficacia comica di Francesco Mandelli, troppo sopra le righe e mai davvero divertente. Tiene in piedi la baracca il solito Christian De Sica, che avrà pure perso smalto negli ultimi anni dopo il divorzio da Massimo Boldi e appare sempre più svogliato e ripetitivo, ma buca lo schermo e continua ad avere i tempi comici giusti. ,Di tutt'altro livello l'episodio finale con la coppia formata da Lillo e Greg che già avevano fatto bene in Colpi di fulmine e qui si confermano cavalli di razza, assolutamente affiatati tra di loro tanto da meritare un film intero per loro. I due lavorano bene su una sceneggiatura un filo più curata dei primi due episodi, hanno facce e tempi comici giusti e infondono al film quel gusto naif e surreale che non è mai stato proprio un marchio di fabbrica di Parenti. Sono bravi, fanno molto ridere e almeno un paio di sequenze – quelle con Lillo ballerino, l'incredibile entrata in scena della Carrà, una bella sequenza di scambio tra i due in treno – sono gustose. Mezz'ora di discreta comicità, senza cadute nel volgare e giocata tutta sulla commedia degli equivoci su un'ora e mezza di sciocchezze: rispetto ai tanto vituperati cinepanettoni degli anni 90 e 00, dove la volgarità anche scorrettissima faceva il paio anche a tante risate di pancia, siamo lontani anni luce.,Simone Fortunato,

Colpi di fortuna
Tre episodi all'insegna dei colpi di fortuna: due amici si ritrovano tra le mani il biglietto vincente del Lotto; un imprenditore è assai superstizioso. Nel terzo, l'ex ballerino di Raffella Carrà trova per un caso fortuito un fratello perduto.