Ha uno strano vezzo Surf’s Up – I re delle onde, che può piacere a qualche critico e cinefilo ma disorienta assai i bambini: è condotto inizialmente come una finta inchiesta giornalistico-televisiva, con interviste a parenti e conterranei (al Polo Sud) del protagonista, macchina a mano nella boscaglia dell’isola di Pen Gu ecc. E anche quando la narrazione riprende un corso più consueto, non si scrolla mai di dosso un modo di parlare gergale, un gioco di citazioni (“Un mercoledì da leoni” su tutti), allusioni e temi che ai bambini più piccoli non arrivano proprio. È vero, la grande animazione si rivolge da sempre a “grandi e piccini”, come Walt Disney insegnava. Ma se il disegno si rivolge ai più piccoli, le battute ai grandi e il ritmo agli adolescenti, non ci si capisce più nulla.,In generale, Surf’s Up è un prodotto modesto confrontato ai grandi titoli della Pixar (come “Alla ricerca di Nemo”, “Gli incredibili”, “Cars” e ora “Ratatouille”), della DreamWorks (“Shrek”), della Blue Sky (“L’era glaciale”)… Di “Cars” copia la ‘morale’ (non conta vincere, a volte essere secondi è la vera vittoria), ma arrivandoci in maniera tanto retorica e poco convincente quanto era commovente il finale di “Cars”. Senza contare una parolaccia che in un film di animazione si può tranquillamente evitare.,Poi, è vero, qualcosa si salva (il colpo di scena relativo a Big Z, nascosto da dieci anni nella giungla, i suoi insegnamenti a Cody), e comunque i bambini a un certo punto si appassionano delle piroette sul mare e si emozionano, accontentandosi. Ma potendo scegliere…,Antonio Autieri,