Quarto episodio di una saga iniziata nel lontano 2002. Ben poco di nuovo sotto il sole. La trama è del resto un pretesto per permettere a Paul W. S. Anderson, solitamente regista di genere attento e sicuro (è il regista del primo Resident Evil ma anche di Alien vs Predator, tutt'altro che una sciocchezza) un'esibizione di effetti speciali tosti, resi ancora più efficaci da un 3D che però, anche in questo caso, aggiunge poco a un intreccio che si trascina stancamente da qualche anno. Anche il gioco delle citazioni – l'immancabile Romero su tutti, ma anche 28 giorni dopo di Danny Boyle – pare un giochino un po' troppo vacuo e autoreferenziale. Si salva solo lei in un cast piatto piatto: la bellissima Milla Jovovich, l'unica star femminile del cinema d'azione di ultima generazione. Algida, mascolina, crudele e spietata è un corpo e un volto, sempre più confinato nel cinema di genere, ma che probabilmente non è stato mai del tutto sfruttato a dovere. Per il resto, si sente fin troppo la presenza ingombrante della narrazione tipica dei videogame, con tanto di livelli e singole prove da superare, il che, complice anche la rappresentazione in 3D, porta a uno strano cortocircuto dello sguardo per cui lo spettatore sempre più si avvicina a un utente solitario alle prese con una realtà virtuale tanto affascinante quanto anonima. Davvero il cinema, nel senso tradizionale del termine – una sala buia, tante teste, altrettante emozioni – è lontano anni luce.,E, con ogni probabilità, lo sarà sempre di più. ,Simone Fortunato,