Un attore affermato e annoiato, che vive il mestiere come fredda tecnica, e un’attrice emergente che mette la passione nella recitazione. Sono i due protagonisti del nuovo film di Giuseppe Piccioni, esempio di cinema nel cinema: si inizia con un provino per un melodramma in costume – è il provino in cui a sorpresa la ragazza interpretata da Sandra Ceccarelli ottiene la parte di protagonista accanto all’infastidito Lo Cascio – e si prosegue con la vita sul set del film “La vita che vorrei” (omonimo a quello che vediamo noi spettatori). Che è la storia di un amore contrastato, come contrastato è il sentimento che nasce tra i due attori: lui che cambia donne in fretta e senza interesse, ma si attacca – pur isterico e possessivo – a lei; lei che si trascina delusioni e insicurezze. Finito il film sembra finire il loro amore: ma molti mesi dopo si ritroveranno…,Il cinema nel cinema ha tanti estimatori – fra gli appassionati di cinema, ovviamente – quanti detrattori, soprattutto nella critica, che dopo “Effetto notte” di Truffaut non ama che altri si confrontino con il genere. Al pubblico “normale”, poi, in genere interessa poco la vita del set, dei provini, delle feste mondane dal vuoto terrificante, dei personaggi frustrati o squallidi che vivono in un mondo così affascinante come il cinema. Ma il film di Piccioni merita di essere visto e apprezzato: non solo perché – come altri – fa intuire la magia del cinema, fatto da gente spesso meschina ma capace di far palpitare i cuori degli spettatori. I suoi pregi sono anche altri: la descrizione precisa ma non pedante o didascalica di quel mondo, l’accostarsi discreto e affettuoso ma anche tagliente ai due protagonisti, soprattutto il personaggio di Lo Cascio, vero cuore in inverno che rifiuta un rapporto sincero con la donna di cui si è innamorato. “Sei una persona triste” gli dice una ragazza che lui prende in giro, portandosela a letto spesso ma senza sapere nulla di lei e senza il minimo interesse. E pian piano lo spettatore si avvicina al cuore del film: senza svelare nulla del bellissimo finale (con una scelta simbolica forte nel fattore che li lega per il futuro), due anime senza un centro affettivo, si trovano alla fine più vicine di quanto esse stesse vorrebbero. Cercando libertà e indipendenza, alla fine non possono non riconoscere un legame di dipendenza forte. “Non ti credo, sei un attore” dice lei. “Hai ragione” risponde lui, “non sono cambiato, ma un po’ sono migliorato…”. Bravissimi Lo Cascio e la Ceccarelli, nel film che li consacra definitivamente, ma davvero di livello sceneggiatura e dialoghi, inconsueti per ricchezza per il cinema italiano. E per una volta si rivede lo sfarzo (nel melodramma che si gira nel film) di una scena di ballo in costume, alla Gattopardo. Film moderno e d’altri tempi in un colpo solo: da non perdere.,Antonio Autieri