Echi verghiani e pirandelliani nel nuovo film di Rubini, che sulla terra in quanto “roba”, ma anche in quanto topos di un radicamento cultural-familiare, costruisce tutto il suo film che vede al centro quattro fratelli che si ritrovano insieme. ,E il pretesto narrativo scelto è azzeccato, frizzante, sganciato finalmente da quell’intimismo troppo spesso cifra della recente cinematografia nostrana, pur parlando di legami e dinamiche familiari. ,Sfrutta tra l’altro un cast che, per meriti personali e del regista, ci restituisce ottimamente azioni e reazioni di un profondo sud in qualche modo globalizzato. ,Così, il “fratello milanese”, Luigi (Fabrizio Bentivoglio), che torna in Puglia dove mancava da tempo, si ritroverà a fare i conti con i litigi di Michele (Emilio Solfrizzi), ambizioso candidato alle elezioni provinciali, con il fratello illegittimo Aldo (Massimo Venturiello), colui che della terra si occupa a tempo pieno, e che alla masseria è visceralmente legato. Sullo sfondo (ma non troppo, come vedremo) il minore dei quattro, Mario (Paolo Briguglia), cattolico osservante e impegnato con i piccoli/grandi problemi parrocchiali.,Trait d’union è il personaggio che si ritaglia per sé Rubini, quello di un (anche visivamente) sporco e laido signorotto della provincia pugliese, contadino arricchito e dai modi di gangster dei poveri. Fatalmente tutti e quattro i fratelli, in un modo o nell’altro, avranno a che fare con lui, e proprio la sua uccisione nella prima parte del film darà una nuova cifra al tutto.,Pur mantenendo i tratti somatici della commedia sarcastica, l’aspetto più propriamente “giallo” si fa strada dando nuovo slancio al film.,Dispiace veramente osservare come la soluzione (intuibile fin quasi da subito ad uno spettatore attento) del delitto si presti alle più facili letture di conformismo socio-culturale, presentando tutte le caratteristiche dello sparare a caso dove più conviene e fa comodo. Non vogliamo qui rivelare di più, per non far perdere il gusto di una pellicola comunque girata con una perizia e una precisione inaspettata, e che per i suoi tre quarti ci ha convinto. Ma chiunque si potrà fare una propria e ben precisa idea al riguardo. E poi un altro delitto senza castigo, come in Match Point di Woody Allen: ma che qui alla fine siano tutti a far festa…,Parziale passo in avanti dunque per Rubini, in un film che ci restituisce intatti sapori e colori di una piccola/grande epopea familiare, che per un finale semplicistico e conformista (anche se con colpo di coda finale che cerca di raddrizzare la rotta) sciupa tutto quel che di buono aveva fatto vedere fino a quel momento.,Pietro Salvatori
La terra
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