Ancora un perdente al centro di un film di Aki Kaurismaki, che sembra chiudere un’ideale trilogia con il commovente “Nuvole in viaggio” e l’altrettanto riuscito “L’uomo senza passato”. Meno originale – proprio perché successivo a quei due capolavori – e anche meno toccante, anche “Le luci della sera” ricalca quegli schemi: un personaggio (in “Nuvole in viaggio” in realtà protagonista era una coppia di sposi) appunto perdente e sfortunato, irriso dalla società, vero umiliato e offeso contemporaneo in mezzo a personaggi prepotenti e senza cuore, che desidera un riscatto per la sua vita ma non ce la fa. Anche se il destino ha, forse, in serbo per lui una bella sorpresa. ,In questo caso l’uomo ai margini della vita sociale è Koistinen, un guardiano notturno che vive isolato da tutti. Quando una bella donna (troppo bella per lui…) lo avvicina, se ne innamora all’istante. Ma la bionda femme fatale è una prostituta al soldo di un boss senza scrupoli, che la usa per derubare la gioielleria dove Koistinen monta di guardia… Il poveretto finisce pure in galera, e senza denunciare nessuno. Poi, uscito di prigione, ci sarà forse un’altra chance per lui, con una donna che lo ama davvero.,Kaurismaki replica ancora una volta il suo stile personalissimo, fatto di silenzi, pessimismo tragico e umorismo glacialmente surreale (capace di regalare pellicole irresistibili, come “Leningrad cowboys go America”, ma anche di concedere momenti di tregua anche nei drammi più cupi), compassione per i propri personaggi e giudizio tagliente sul contesto sociale che li schiaccia. E finali sempre con una speranza, per nulla stridenti con tanta cupezza. Molti lo paragonano a Chaplin e lui si schermisce ma non nega l’influenza di quello che reputa il miglior regista di tutti i tempi. E se anche il pubblico cinefilo sembra non seguirlo più come un tempo, bisogna ammettere che di film intensi come i suoi non ce ne sono molti in giro.,Antonio Autieri,