Debole noir scritto dal grande William Goldman, sceneggiatore leggendario (sono suoi gli script tra le altre cose di Tutti gli uomini del presidente e Il maratoneta). Il racconto di riferimento, sempre di Goldman, è Heat che aveva ispirato già un non eccezionale Blackjack con Burt Reynolds nel 1986. In Joker – Wild Card non c’è Reynolds ma c’è Jason Statham che un po’ a Reynolds assomiglia: tipo ruvido, dagli accessi violento, fascino un po’ rozzo. Per chi scrive, fatti i dovuti distinguo, sta a certi B-movie come Stallone e Schwarzenegger stavano a certi film deboli degli anni 80 e 90. Così anche Joker – Wild Card patisce tanti problemi proprio di sceneggiatura, costruita a scatole cinesi alla Chandler, per fare un esempio, ma risulta poco coesa al proprio interno per un lavoro superficiale sui personaggi, dai cattivi di turno poco più che figurine (anche se Stanley Tucci, in un piccolo ruolo di un boss, gestisce il personaggio con gran classe) alla figura stranita di Michael Angarano che sembra tanto una deviazione non necessaria in una storia sin troppo tortuosa.
Tante ministorie una incastrata nell’altra: la violenza sulla ex ragazza del protagonista, Holly; la mafia; il gioco d’azzardo. Simon West, già regista anni fa di Con Air, ci mette del suo a partire dal suo stile patinato: le scene d’azione riprese in un plastico ralenti sanno di vecchio e datato cinema d’azione e sono scelte che non brillano per originalità e per coinvolgimento dello spettatore, che segue e volentieri il personaggio di Statham ma trova di scarsa efficacia sia le spalle sia antagonisti di ben poco spessore e carisma.
Simone Fortunato