Shyamalan è un autore molto noto, a partire dal film che l’ha reso famoso: Il sesto senso. È un regista capace di trasmettere efficacemente la paura e lo sgomento allo spettatore, privilegiando momenti di apprensione per cose non viste, paure inespresse, situazioni di grande suspense che sostituiscono molto efficacemente le scorciatoie sanguinolente di molti altri autori del cinema horror. C’è una sorta di indeterminatezza, di acuto mistero nelle opere di Shyamalan che rende plausibili anche le scelte più bizzarre (gli alieni, un supereroe da fumetti, una sirena in una piscina).
Lo spunto di questo film che vede potenzialmente vittima tutta l’umanità, è invece fornito dalla natura, a partire dalla finta frase di Einstein con la quale si apre il film: «Se le api scomparissero dalla faccia della terra, alla razza umana non resterebbero più di quattro anni di vita». Proposizione falsa, ma verosimilmente inquietante, visti i dati sul calo delle api in tutto il mondo. Alle prime avvisaglie di questa nuova e terrificante epidemia che spinge la gente a togliersi la vita (e qui Shyamalan rischia, con immagini sanguinolente fin troppo esplicite) tutti pensano all’atto terroristico, a un nuovo gas nervino lanciato su una delle zone più popolose del pianeta per gettare l’America nella disperazione. Ma il naturalista Elliot Moore (Mark Wahlberg) intuisce che il vento misterioso che spinge la gente a rinunciare all’istinto di sopravvivenza potrebbe avere una causa non umana, e quindi ancora più spaventosa, contro la quale non vi è rimedio.
Condensata in meno di un’ora e mezza vediamo la crescente apprensione dei protagonisti alla ricerca di un rifugio, mentre intorno la compagnia dei fuggiaschi si assottiglia di ora in ora, facendo passare in secondo piano i problemi coniugali che all’inizio sembravano il vero dramma della coppia. Alcune buone idee e molti spunti, che però stranamente Shyamalan non segue, quando invece i personaggi meriterebbero di più, (specie se interpretati con misura e capacità da Mark Wahlberg e Zooey Deschanel, le loro scene coniugali sono la parte meno scontata del film). Anche quella tensione che in quasi tutti i film precedenti spingeva a chiedersi “cosa succederà adesso?”, risulta prevedibile, come in una serie di scenette mal legate una all’altra. Il risultato è una favoletta ecologista, probabilmente pensata dopo aver visto il film di Al Gore Una scomoda verità con l’intento di lanciare un monito e influenzare i ragazzini assetati di scene forti, ma anche destinatari delle future sorti del pianeta.
Beppe Musicco