In seguito a una frode telematica, 100 milioni di euro vengono sottratti alla potente famiglia Scarfò, affiliata alla ndrangheta. I sospetti cadono sull’avvocato penalista Fernando Piazza il quale, però, è stato ingannato da una giovane hacker che materialmente ha sottratto i soldi. Braccato, chiede l’aiuto a una sua collega ed ex amante, Maia Corapi, della famiglia rivale degli Scarfò. I due, in fuga, si rifugiano in Calabria dallo zio di Maia che, però, li manda in missione ad Anversa dove una riunione delle famiglie della ndrangheta deciderà del loro destino. Oltre che dai killer che danno loro la caccia, Fernando e Maia devono difendersi anche dall’ambiguo comportamento di un poliziotto che ha tutti gli interessi che la guerra tra famiglie continui…
Toni D’Angelo con Calibro 9 realizza il sequel di Milano Calibro 9, cult del genere poliziesco firmato nel 1972 da Fernando De Leo. Non solo la storia raccontata è l’ideale continuazione del film originale – lì la vicenda raccontata era quella di Ugo Piazza, qui il protagonista è il figlio Fernando – ma anche a livello produttivo c’è un forte legame tra i due film: Milano calibro 9 era stato prodotto da Ermanno Curti, Calibro 9 dal figlio Gianluca che appare anche in un cameo nel finale. Nel film di D’Angelo torna anche Barbara Bouchet, nei panni della madre di Fernando. Detto questo, Calibro 9 è un buon poliziesco con un discreto ritmo e una dose giusta di sangue, sullo sfondo di una vicenda molto intricata che si dipana tra Milano, Calabria, Mosca, Toronto e Anversa, a dimostrazione di un budget importante a sostegno del progetto.
Quello che non funziona molto è il cast, dove Marco Bocci (Fernando) non sembra perfettamente a suo agio nei panni dell’avvocato finito in giri malavitosi; stesso discorso anche per la pur brava Ksenia Rappoport in quelli di Maia Corapi, penalista killer molto abile anche con la pistola. I dubbi maggiori, però, riguardano il misterioso poliziotto impersonato da Alessio Boni; qui, però, è la scrittura del personaggio a essere troppo lacunosa (non si capisce per conto di chi si muova e quali siano i suoi scopi). Piccolo ruolo per Michele Placido, convincente nei panni del criminale Rocco Musco. Presentato fuori concorso al Torino Film Festival 2020, il film di Toni D’Angelo è una incursione interessante nel cinema di genere con sorpresa nei titoli di coda.
Aldo Artosin