Senza dubbio la traduzione del titolo inglese (“a tutta manetta”) sarebbe stata più adatta. Il film è un impressionante accozzaglia di tutti gli elementi dell’action movie: le scazzottate, le sparatorie, le acrobazie con qualsivoglia mezzo di locomozione, sovrastano e annichiliscono qualsiasi tentativo di trama o sceneggiatura. Lo spunto del salvataggio del programma di protezione testimoni rimane tale, e tutto si riduce a far saltare i due anelli che contengono gli elenchi di qua e di là, passandoli sulle dita dei cattivi o dei buoni di turno tra un calcio o un pugno in faccia. La rumorosità ridondante sembra fatta apposta per ottundere le capacità mentali dello spettatore, e nonostante lo sfoggio delle tre bellezze, della rediviva Demi Moore e di Jaclyn Smith (che negli anni ’70 interpretava una delle ragazze), i dialoghi hanno comunque bisogno di continue allusioni sessuali (a un certo punto Natalie rivela che al liceo faceva la mascotte durante le partite “la topina”, ma anche il suo ragazzo faceva la mascotte “l’uccello”) per ottenere un minimo di attenzione. Interessante sarebbe piuttosto l’esercizio di contare le citazioni e le musiche di altri film, da “Blues Brothers” a “Matrix”. Insomma, “Charlie’s Angels: più che mai” è un vero “trash”, film spazzatura, ma sicuramente ha un suo pubblico che si lascia rapire da questo tipo di esibizioni, attratto anche da un cast molto nutrito (e c’è pure Bruce Willis, anche se non compare nei titoli).,
Charlie’s Angels: più che mai
L’elenco dei testimoni sotto la protezione del governo, custodito come microchip in due anelli, è stato rubato e i testimoni cominciano a venir uccisi. Le Charlie’s Angels dovranno recuperarli,