Ha una marcia in meno rispetto ai precedenti La matassa e Il 7 E l'8, il più riuscito di tutti. Il film di Ficarra & Picone, qui nella triplice veste di interpreti, sceneggiatori e registi, risente di tanti piccoli errori. Innanzitutto il cambio di location, dovuto a motivi economici, dal profondo Sud a un'anonima Torino dove i due attori siculi sono pesci fuor d'acqua con la bizzarria che in sede di sceneggiatura non si sia sviluppata l'idea di un contrasto linguistico, presente solo a piccole dosi; in secondo luogo, la scelta ardita di cambiare regista. Fuori Giambattista Avellino, regista dei due loro precedenti film e autore di C'è chi dice no e dentro loro stessi, alla prima esperienza da soli dietro la macchina da presa. La scelta non è felice e ricorda la decisione analoga del trio Aldo, Giovanni & Giacomo quando decisero di lasciare il regista dei loro film migliori, il solido Massimo Venier, nei vari Anplagghed e Il cosmo sul comò. La regia è acerba e si vede: la storia ha molto meno ritmo e alcune sequenze, come le molte schermaglie, appaiono deboli anche per scelte tecniche discutibili, come la ripetizione di tanti, troppi campi e controcampi. Da ultimo, anche la sceneggiatura non è delle migliori: è molto costruita, in alcuni momenti sin troppo complessa e lo svolgimento della girandola degli equivoci appare macchinoso. Beninteso, Ficarra e Picone sanno intrattenere in modo garbato e non volgare. Alcune idee – la sequenza paradossale dell'ingorgo del traffico – sono riuscite e mettono buonumore, ma nel complesso il film è poco omogeneo e i tempi comici, la cosa più difficile da far quadrare in una commedia, non perfetti. In una commedia poi, soprattutto in quella dove l'equivoco regna sovrano, sono importanti i caratteristi, uno dei punti di forza del cinema di Ficarra & Picone, che qui però viene meno (mentre troppo spazio viene dato a interpreti deboli come la Zacharias e David Furr nei panni del fidanzato americano). Di più, tutto il sottotesto legato al contrasto tra Usa e Italia non convince: è troppo ripetuto, le gag linguistiche sono un po' ovvie e alla fine si scade in un finale farsesco, il momento più debole dell'intero film. In definitiva, non un brutto film: anzi un intrattenimento garbato ma anche ingessato, in cui gli attori alle prese con un cambio di direzione, dalla commedia degli equivoci puri alla commedia sentimentale con equivoci, appaiono imbrigliati dallo schema narrativo e non sempre a proprio agio.,Simone Fortunato

Anche se è amore non si vede
Autisti a Torino di un pullman per turisti, Salvo e Valentino se la devono vedere con un'amica appena tornata dagli Stati Uniti e con una fidanzata delusa.