Terzo film di Federcio Zampaglione, cantante e leader dei Tiromancino. È di certo il suo migliore, dopo il discutibile Nero Bifamiliare e l'interessante slasher Shadow. Qui siamo dalle parti del thriller-horror italiano degli anni 70. Claudia Gerini – davvero in gamba, capace di reggere da sola per 80 minuti e passa l'intero film – è una donna dalla doppia vita. Manager in carriera in un'azienda capitanata da un losco Michele Placido, la notte si butta nelle braccia di sconosciuti e sconosciute presso un club privato, Il Tulpa del titolo, gestito da un personaggio strano e ambiguo (interpretato dall'inquietante Nuot Arquint, già visto proprio proprio in Shadow). Mentre la donna dà sfogo ai suoi istinti, un serial killer si aggira indisturbato per la città, seviziando e uccidendo molti dei membri del Tulpa. Mettiamo le mani avanti: il film non è per tutti. È molto violento, molto diretto. C'è parecchio sangue e le scene di sesso e di nudo non mancano. Così come non manca una certa dose di compiacimento in alcune sequenze, soprattutto quelle in cui vengono mostrati gli omicidi, che può e forse deve dare fastidio. Non è un film per tutti ma non è nemmeno un film mediocre o grossolano. Nella storia, assai esile e breve (appena 88 minuti) di Tulpa c'è il tentativo, in gran parte riuscito di omaggiare la grande stagione del cinema thriller-horror italiano degli anni 70. Non solo il Dario Argento del suo periodo migliore (Profondo rosso, Suspiria e Inferno), ma anche la svolta horror di Lucio Fulci (con certi effetti splatter che rimandano proprio a titoli suoi come ….e tu vivrai nel terrore! L'aldilà) e tanti buon thriller dei vari artigiani del cinema italiano, Sergio Martino in primis. Gli elementi di quel cinema fortemente stilizzato e simbolico sono ben presenti e riconoscibili: l'uso inquietante della colonna sonora, un senso di claustrofobia accentuato da spazi angusti, il contrasto di colori accesi, un killer avvolto nella pelle nera. Zampaglione, pur facendo fronte a un budget ristretto e pur dovendo lavorare su una sceneggiatura non perfetta che lui firma assieme a Giacomo Gensini da un soggetto di Dardano Sacchetti, sceneggiatore storico dei vari Lenzi, Argento, Castellari, Bava e Fulci, ha un'idea chiara di cinema, sa gestire come pochi connazionali suspense e tensione, è soprattutto in grado di ricreare un'atmosfera credibile e inquietante in cui lo spettatore si sente immerso anche per la prova convincente di Claudia Gerini, attrice versatile, capace di calcare set comici, drammatici e anche di apparire verosimile in un ruolo senz'altro complesso come questo. Non mancano i difetti: del compiacimento e dell'esibizione di particolari scabrosi si è detto. Si aggiungano anche alcune svolte poco efficaci della narrazione compresa quella dello svelamento dell'identità del killer e della sua uscita di scena. Difetti non da poco ma che in un contesto da film indipendente, low budget e soprattutto in uno scenario italiano scarsissimo quanto a film di genere, sono ampiamente riscattati da un bello stile, una buona confezione e un discreto uso dei meccanismi classici del cinema della paura.,Simone Fortunato

Tulpa – Perdizioni mortali
Una donna, frequentatrice di un privé, incappa in una brutta serie di omicidi.