Per Gaetano, vigile napoletano che vive da anni a Parma, la vita è abbastanza complicata. Tra un’ex moglie – rimasta illibata per scelta durante le nozze (ma di una semplicissima ipotesi di annullamento si parla solo a film inoltrato…) che lo tormenta con richieste sempre più alte di alimenti, una compagna che lui vorrebbe sposare ma che lo tradisce platealmente con il suo capo (ma Gaetano è l’unico che non se ne accorge) e debiti sempre più alti, l’unica soluzione sembra giocare al Superenalotto. Metodico e prevedibile, punta sempre sugli stessi numeri (10-20-30-40-50-60), regolarmente tre volte a settimana. Tranne quando una giovane amica aspirante psicanalista, che pretende di “aiutarlo”, lo fa tardare all’appuntamento con la ricevitoria. Quando scopre che i “suoi” numeri sono usciti e lo hanno portato a una vincita record di 120 milioni, sviene: e quando si sveglia è ricchissimo, grazie alla straordinaria vincita (ancora da incassare…) con tutta la città ai suoi piedi. Ma allora ce l’aveva fatta a giocare? O qualcun altro lo ha fatto al posto suo, con i “suoi” numeri?,Per una volta Vincenzo Salemme lascia la regia di un film di cui è mattatore, ma attorniato da un coro di ottime spalle, a un alter ego come Paolo Costella (regista con un curriculum trascurabile). Ne viene fuori una farsa vecchio stampo che alterna momenti sopra le righe e a tratti eccessivi fino alla volgarità (ma molto meno di altre commedie e commediacce, tra cui proprio il precedente film di Costella con Massimo Boldi, A Natale mi sposo) battute imbarazzanti ma anche siparietti comici divertenti. La storia è prevedibile ma simpatica, con un finale che scioglie bene l’intreccio (anche se, appunto, si indovina facilmente la soluzione), con qualche azzeccata annotazione sull’ossessione contemporanea per i giochi e per i soldi facili. Nonché, ovviamente, per il sesso ma più in una versione simpaticamente gaglioffa e cialtrona che volgare, rappresentata bene dall’ottima interpretazione di Alessandro Gassman nei panni del comandante “gallo” dalle mille conquiste. Guardando a modelli alti (e irraggiungibili) come le commedie di Totò e Peppino De Filippo (ma Salemme in teatro ha cominciato con Eduardo, e qualcosa alla lontana si sente), il pregio del film si trova soprattutto in alcuni commedianti di razza come gli stessi Salemme – che non esplica mai al massimo le sue notevoli potenzialità – e Gassmann, ma anche Maurizio Casagrande (vecchio compare di teatro di Salemme, e si vede), Dario Bandiera, Giuseppe Giacobazzi e Baz (comici di Zelig), e una sorprendente Asia Argento che torna dopo tempo immemore a far ridere (dai tempi di Viola bacia tutti, anno 1999); mentre Nicole Grimaudo conferma in un ruolo delizioso la crescita intravista in Mine vaganti. Parma si presenta bene come provincia gretta e farfallona (con tutte le polemiche, eccessive, sull’abbellimento dell’immagine cittadina dopo scandali e brutti fatti di cronaca), ma il meglio lo dà la “napoletanità”, su tutti i duetti “bancari” tra Salemme e Casagrande. Certo, bisogna sapersi accontentare ed essere di buon umore (per digerire alcune battute e situazioni infelici). Ma ci vuole anche quel minimo di onestà nel saper apprezzare le doti di ritmo e brio della pellicola.,Antonio Autieri,