Thriller classico, piuttosto cruento e diretto dal veterano Lasse Hallstrőm con una certa cura. Siamo dalle parti di Uomini che odiano le donne: scenari innevati e suggestivi, i grandi spazi del Nord e due storie, parallele, che trovano più di un punto di contatto. Da una parte c'è la vicenda del detective Joona Linna (Tobias Zilliacus), poliziotto testardo e a caccia del killer che ha fatto fuori quasi un'intera famiglia. La polizia segue una (debole) pista, quella di debiti di gioco, ma Joona non ci sta perché è convinto che la faccenda sia più complicata e che ci sia sotto ben altro. Parallelo scorre il dramma personale di un medico, specializzato in ipnosi, e della moglie. Il dottore viene coinvolto nell'indagine per cercare di mettersi in contatto con l'unico sopravvissuto alla tragedia ma ben presto l'inchiesta e il lavoro si mischieranno con una vita privata già a messa a dura prova da errori passati. ,Lasse Hallstrőm, dopo una lunga carriera ad Hollywood fatta di alti e bassi (è il regista di Buon compleanno Mr Grape, Chocolat, Hachiko e Il pescatore di sogni), torna nella sua Svezia per dirigere un thriller cupo e violento, di buona fattura e interpretato da un buon cast tra cui brillano i tre protagonisti: Zilliacus, Lena Olin e soprattutto il magnetico Mikael Persbrandt già visto in In un mondo migliore. Ci sono dei buoni momenti, anche di regia: sin dall'inizio, nella scoperta della scena del crimine con un bel lungo piano sequenza ad accompagnare il detective; nella definizione della coppia interpretata dalla Olin e da Persbrandt, in crisi da tempo e sul punto di scoppiare; e in vari momenti in cui la tensione è gestita da Hallstrőm con realismo e attenzione agli spettatori. Non mancano però le cadute: la verosimiglianza che percorre tutto il film si perde in un finale spettacolare ma assolutamente poco credibile per quanto, anche in questo caso, la regia non perda mordente; alcuni personaggi sono poco sviluppati (la collega di Persbrandt e il partner di Zilliacus); qualche svolta è giocata male (il sospettato). Non è Fincher insomma, lui che aveva fatto un notevole lavoro nel rifacimento hollywoodiano di Uomini che odiano le donne; ma Hallstrőm ha studiato bene le regole del thriller e visto senz'altro qualcosa del regista Seven. Il senso di claustrofobia che percorre buona parte del film, la violenza mostrata in tutta la propria crudezza, il sentimento di abbandono e smarrimento che prende i protagonisti, impegnati in una ricerca che sembra non portare a nulla – tutti elementi già visti nei fincheriani The Game, Fight Club, Zodiac – rivivono, seppur in tono minore, in un thriller classico nell'impostazione, coerente al proprio interno e diretto da un buon artigiano del cinema.,Simone Fortunato

L’ipnotista
In Svezia, un detective della polizia criminale indaga su un efferato pluriomicidio.