I loro nomi sembrano arrivare da una soap opera: Britt, Cindy, Cotty, a parte la quarta, Faith (Fede), che si intuisce ha avuto un’educazione religiosa, ma è pronta a mettersela sotto i piedi in cerca di facili trasgressioni con le tre amiche del cuore. Che in occasione delle “vacanze di primavera”, svaligiano mascherate un fast food e se la filano in Florida. Finiranno in galera, ma un losco e ammaliante spacciatore con l’improbabile nome Alien paga la cauzione e se le porta a casa. Per divertirsi con loro, ma soprattutto per intavolare uno scambio: al posto della libertà, dovranno uccidere il boss di una gang rivale… Il gruppo perde i pezzi, ma per chi rimane la discesa nella violenza e nella perdizione colorata di rosa prosegue convinta…,Incredibilmente in concorso all’ultima Mostra del Cinema, in virtù di una fama “cult” altrettanto immeritata del suo regista Harmony Korine (ah, come se la passa male la critica contemporanea…), Spring Breakers – Una vacanza da sballo ha l’idea “geniale” di utilizzare star che sono idoli delle adolescenti con pedigree disneyano (Selena Gomez e Vanessa Hudgens erano protagonista del Disney Club Tv), insieme ad Ashley Benson altra diva dei teen ager e alla figlia Rachel, giocando poi a mixare candore e perversione. Dove la seconda prevale nettamente… Per metà del film vediamo giovani donne in bikini o topless che generosamente mostrano le proprie grazie ballando freneticamente insieme a coetanei maschi, avvinghiandosi in pose lesbo, stordendosi di alcool e droghe… E spesso con scene identiche ripetute tre o quattro volte, giusto per risparmiare sui costi produttivi… Poi a un certo punto la svolta, tra violenza efferata e momenti lirico-parodistici che sembrano a taluni sublimi ma a chi scrive risultano solo terribilmente kitsch (lo spacciatore, peraltro un ottimo e sprecato James Franco, che suona al pianoforte una celebre hit pop, “Everytime” di Britney Spears, circondato dalle ragazze in estasi romantica…).,Parte della critica ha visto nel film di Korine uno spaccato lucido e sarcastico sul degrado giovanile. A parte che, anche fosse, uno sguardo così cinico ci ripugna, ma onestamente tale lettura è anche fin troppo generosa: a noi sembra che il regista prosegua semplicemente una linea iniziata con i film da lui sceneggiati e diretti dall’ex sodale Larry Clark (l’orrido Kids) che usano ragazzine (o altrove ragazzini) per operazioni porno soft, capaci di abbindolare chi ci abbocca e di soddisfare il voyeurismo – più ancora che degli spettatori – di “autori” sporcaccioni. Per carità, legittimo fare un film che mostri fanciulle nel fiore dell’età e nello splendore della bellezza, anche con una storia che sfiora il ridicolo; basta non spacciarlo per un film “da festival” e con pretese sociologiche (esaltate dagli stessi scriba che fustigano la tivù “volgare” o il cinema natalizio italiano, molto più pudico…). Va bene anche la sconcezza (anche se a togliere tutte le scene “forti”, rimaneva un mediometraggio…), molto meno la disonestà intellettuale., ,Antonio Autieri