Gotico patinato, diretto da un regista pressoché esordiente e interpretato da Daniel Radcliffe, che cerca di abbandonare i panni ingombranti di Harry Potter. Il film è prodotto dalla nuova Hammer, la celeberrima Casa di Produzione inglese specializzata in film gotici e horror e rifondata nel 2008. E in effetti il film vorrebbe essere un omaggio al filone gotico di cui la Hammer classica fu regina indiscussa negli anni 50 e 60. Gli ingredienti ci sono tutti: la provincia inglese nebbiosa e spettrale, i volti dei protagonisti emaciati, paludi che nascondono segreti, case infestate da spiriti, animali impagliati. Le atmosfere suggestive ci sono, nonostante una fotografia patinata che stempera troppo tutti i colori e alcune sequenze, come l'arrivo di Radcliffe nella cittadina e la cena dal sapore hitchcockiano a casa dei signori Daily, sono riuscite anche per il contributo notevole dato dal solito grande Ciàran Hinds (che meriterebbe ruoli ben più importanti). La debolezza maggiore del film, al di là una regia senza troppa inventiva che non riesce a rendere mai credibile quel mondo cupo che va descrivendo, è proprio Radcliffe. Troppo giovane per la parte, non è in grado di reggere da solo buona parte del film che il regista James Watkins gli mette sulle spalle. Freddo e algido, truccato in modo troppo simile all'Edward di Twilight, non riesce a essere né uomo d'azione in un film che anche solo sul piano del ritmo mostra non poche carenze, né quel personaggio tormentato, paranoico e fragile, tipico protagonista dei classici film Hammer. Pochi scossoni, quindi, a parte un finale che pare un omaggio all'ultimo Raimi per un film indeciso se ripercorrere la tradizione classica del gotico britannico o imboccare quella, molto più fruttuosa in termini d'incasso, del filone dei piccoli brividi per teenager.,Simone Fortunato,