Un perfido speculatore edilizio intende smantellare un parco naturale per costruirvi palazzi e supermarket e, dopo lo strano incidente capitato a un suo scherano, manda il più candido dei suoi sottoposti a sovraintendere ai lavori di disboscamento. Questi, con moglie e figlio al seguito, ci metterà poco a cacciarsi nei guai: prima subendo le angherie dei combattivi abitanti del bosco (capitanati da un volitivo procione) e poi, una volta scoperti i loschi piani del suo capo, schierandosi dalla parte degli animali per difendere l’area protetta.
In piccolo, la trama è la stessa di “Avatar”, ma nessuno potrebbe confondere i due film. Brendan Fraser, anche produttore esecutivo, si umilia in una serie di ripetitive gag che ricordano gli scontri tra Paperino e Cip&Ciop, Titti e Silvestro, Tom e Jerry. I paragoni non depongono bene: senza la grazia e l’umorismo dei modelli, infatti, il film si trascina fastidiosamente nella scia della prevedibilità e del cattivo gusto, inalberando il solito vessillo ecologista per giustificare gli eccessi di alcune situazioni. Non sarebbe male educare i iovanissimi spettatori al rispetto per la natura; ma non con un film che, tra le righe, sembra non preoccuparsi del destino degli esseri umani Preoccupa il sadismo di alcune sequenze (il prologo del film cita una delle esecuzioni più spietate di James Bond in “Solo per i tuoi occhi”) che vorrebbero essere spiritose ma che, per il loro effetto di realtà, potrebbero persino impressionare i più piccoli. Un film a favore degli animali ma contro l’uomo non migliora né la salute del pianeta né quella delle coscienze.