New York. Richard ha 47 anni ed è un affermato regista teatrale; Rachel, sua moglie, ha 41 anni ed è una scrittrice. Sono una coppia affiatata con un sogno che si trasforma in un incubo: riuscire ad ogni costo ad avere un figlio anche se sono stati inseriti nel programma di adozione. Ce la faranno?

A undici anni da La famiglia Sauvage, con Private Life Tamara Jenkins torna ad indagare all’interno di una famiglia. Questa volta sotto osservazione c’è una coppia con un forte desiderio di avere un figlio. La Jenkins costruisce un film basato su un’ottima sceneggiatura, da lei stessa scritta. Dialoghi intensi, situazioni mai banali, passaggi da scene più drammatiche ad altre più leggere, quasi da commedia. Ottime le interpretazioni di Paul Giamatti e Kathryn Hahn.

Nulla ci viene risparmiato dell’odissea di questa coppia; lo stress per l’adozione, le difficoltà per una fecondazione artificiale senza successo, le inevitabili tensioni all’interno del matrimonio. A un certo punto, Richard e Rachel decidono di compiere un ultimo passo: ricorrere a una donatrice di ovuli. E per questo chiedono la disponibilità di Sadie (Kayli Carter), figliastra del fratello di Richard che loro ospitano. Questo inghippo porta inevitabilmente al coinvolgimento anche dei genitori della ragazza Cynthia (Molly Shannon) e Charlie (John Carroll Lynch) con il film che si arricchisce di un ulteriore intreccio drammaturgico. L’esito della storia non è scontato e il finale rimane aperto. Private Life – che si trova su Netflix – è un film da seguire con attenzione (unico limite forse la durata un po’ eccessiva), arricchita da un’ambientazione che ci ricorda direttamente i film di Woody Allen. Oltre a quella dei due protagonisti, di livello l’interpretazione di tutto il cast.

Aldo Artosin

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