Loro chi? (id.)
Italia 2015 – 93′
Genere: Commedia
Regia di: Francesco Micciché e Fabio Bonifacci
Cast principale: Edoardo Leo, Marco Giallini, Ivano Marescotti, Maurizio Casagrande
Tematiche: truffa, lavoro, successo
Target: dai 16 anni (volgarità)

Il responsabile della comunicazione di una grande azienda italiana è vittima di un terribile raggiro.

Recensione

Commedia leggera, ennesima variazione sul tema de La stangata e affini. È diretta da uno sceneggiatore (Fabio Bonifacci, coregista assieme a Francesco Micciché e sceneggiatore navigato di parecchie commedie recenti) e si vede. L’incipit brillante, la parte migliore del film, vede uno scrittore alle prime armi impegnato nel convincere un editore a comprargli i diritti di un romanzo. Una vera e propria cornice narrativa per il racconto con la voce fuori campo del bravo Edoardo Leo – sempre più in gamba – a raccontare una vicenda a scatole cinesi di raggiri, truffe e simili.
La coppia Bonifacci-Micciché guarda alla commedia brillante statunitense anche recente sulle truffe (Now you see me, per esempio) giocando tanto, se non tutto sul carisma e sul buon lavoro di squadra dei due protagonisti. Giallini, ormai vera e propria star di certa commedia, è un cialtrone perfetto e ricorda, in certi momenti la verve del Gassman de Il Sorpasso; anche se alla lunga risulta fin troppo sopra le righe. Leo qui è una buona spalla: compensa in calare il dinamismo e l’esuberanza del compagno pian piano però rubandogli la scena e portando a casa l’ennesimo bel personaggio vero e reale.
Ci sono momenti divertenti in questo film dalla sceneggiatura altalenante: tutta la prima parte, con Leo che nel breve volgere di qualche scena racconta le proprie vicissitudini lavorative, è gustosa e originale; e si ride di cuore nella sequenza rocambolesca e goffissima del furto improbabile di una chitarra di Elvis. La scrittura di Bonifacci è però diseguale: alterna momenti simpatici (le sequenze girate in Puglia) con altri mediocri. E lo stesso vale per i personaggi, che non sfuggono a un certa riduzione a macchiette: la parte ambientata in Trentino con protagonisti Marescotti e Casagrande impegnati nel difendersi da un improbabilissimo furto informatico fa meno ridere ed è parecchio inverosimile. Mentre in altri momenti si scivola sorprendentemente, e in maniera deludente, dall’umorismo sottile di Leo e Giannini su binari più grevi (una scena è in questo senso davvero gratuita), per non dire delle due belle ragazze complici di Giallini che fanno da (buona) tappezzeria ma nulla più. E anche dal punto di vista meramente dell’intreccio, il film alterna buone svolte e raggiri più o meno riusciti per poi incartarsi in un’operazione milionaria tanto rocambolesca quanto forzata. E se è buona l’idea di realizzare un “colpo all’italiana”, lo è molto meno una sceneggiatura più attenta a inanellare svolte su svolte che a renderle credibili.

Simone Fortunato