Tratta dall'omonimo romanzo di Walter Veltroni (che la regista e sceneggiatrice dice di aver ampiamente rimaneggiato per farlo proprio), questa pellicola, presentata al Festival del Cinema di Roma senza suscitare grandi clamori, né in bene né in male, dovrebbe essere un tentativo, l'ennesimo, di riflettere sui dolorosi anni del terrorismo, grazie a uno stratagemma “fantastico” (un impegnativo paradosso temporale che però indoviniamo quasi subito essere per l'appunto solo uno statagemma narrativo, senza reale peso drammaturgico). Questo avviene attraverso un dialogo immaginario tra chi è ancora inconsapevole della tragedia che lo aspetta e chi quella tragedia l'ha sentita e la sente ancora come una sorta di zavorra esistenziale. ,C'è da dire che lo svelamento circa l'autentica motivazione della scomparsa del padre della protagonista (c'è anche una sorella più piccola, interpretata dalla stessa Nicchiarelli, ma in definitiva il suo percorso dice poco o nulla di più e di meglio di quello del personaggio interpretato dalla Buy), pur essendo abbastanza radicale, non riesce però ad essere né sorprendente né soddisfacente sotto il profilo della vicenda. Innanzitutto perché si fatica a empatizzare proprio con la protagonista, ricercatrice universitaria frustrata dalla mancata (meritata) vincita del tanto sognato concorso, che tira avanti al fianco di un compagno immaturo, ma sarà ben felice di trovare la scusa della sua “sconvolgente” scoperta per cadere tra le braccia di un altro orfano del terrorismo…,La Nicchiarelli fa un buon lavoro rievocando le atmosfere dei primissimi anni Ottanta attraverso musiche, programmi televisivi e altri dettagli capaci di dare atmosfera, ma fallisce nella ben più decisiva ambizione di far vivere il processo di riappropriazione del passato da parte di una donna che si suppone bloccata proprio dal peccato d'origine della scomparsa paterna. Ma se da una parte la regista-autrice non sa o non vuole andare a fondo di una riflessione sulle motivazioni e le responsabilità implicate nelle scelte del padre scomparso (e degli altri personaggi coinvolti nella stessa ideologia), dall'altra resta poco partecipata la sofferenza di “chi resta”, che rimane detta più che vissuta nelle storie piccole piccole delle due sorelle protagoniste. Il film finisce così per essere un po' noioso nel suo procedere verso un finale annunciato e ben poco catartico, con una prospettiva davvero troppo ristretta per poter segnare un punto significativo nel racconto e nel ripensamento di un periodo storico ancora sensibile come quello del Terrorismo. ,Luisa Cotta Ramosino

La scoperta dell’alba
Per un misterioso corto circuito la quarantenne Caterina ha la possibilità di parlare con se stessa a 12 anni, appena prima che il padre scomparisse, forse rapito dai terroristi.