Ancora una volta, un’opera del maestro giapponese arriva in sala dopo molti anni dalla sua prima uscita e dimostra come il bello non abbia niente da temere dal tempo che passa. Non importa quanto la tecnica sia sofisticata o quanto la tridimensionalità abbia conquistato al cinema tradizionale: quando si spengono le luci in sala e inizia un’animazione di Hayao Miyazaki, quel che si prova ogni volta è una sensazione di stupore e gioia per come il disegno riesca a rappresentare la bellezza con personaggi, forme e colori. In questo film del 1989, che riprende un tema caro alle fiabe, il passaggio alla vita adulta (si pensi a Pinocchio, Cenerentola o la Sirenetta) Kiki è una bella ragazzina, con i capelli neri e un sorriso contagioso. È una strega, ma non pensate alle fattucchiere delle fiabe europee o dei cartoni americani. Kiki non lancia incantesimi o mescola pozioni: ha un unico dono, quello di poter volare, a cavallo di una scopa. A tredici anni sa di dover partire da casa e cercarsi una città dove svolgere un anno di apprendistato, rendendosi indipendente. Col fido gatto nero parlante Jiji parte a cavallo della sua scopa per cercare un luogo vicino al mare, dove vivere e lavorare. Giunta in una cittadina (dall’aspetto vagamente mitteleuropeo) che sembra fare al caso, trova ospitalità da una giovane coppia di fornai e inizia a svolgere un servizio di consegne rapide, grazie alla particolarità e velocità del suo mezzo. Ma un giorno Kiki scopre con terrore che non è più in grado di levarsi in volo. Come riconquistare l’unico talento che è convinta di possedere? Kiki, nel distacco dalla famiglia e nella ricerca di un luogo da fare suo, è una semplice ma efficace metafora del passaggio alla vita adulta, quando tutto quello che sembra scontato (gli affetti, l’appoggio degli adulti, le proprie qualità e anche i propri limiti) va riconquistato, fatto proprio e reso significativo per la propria esistenza (un passaggio che investirà – non a caso – anche il gatto Jiji). Che sia il poter volare, il talento di dipingere (come quello della sua nuova amica Ursula) o la capacità di stare con la gente, tutto ci viene donato perché possa essere condiviso, con la semplicità di un bambino ma con la consapevolezza di un grande. Un apprendistato che tocca a ciascuno di noi.,Beppe Musicco