Tre fratelli attraversano l’India alla ricerca di un equilibrio impossibile. Il treno è il fulcro simbolico del film: proprio su un vagone si rincontrano i tre fratelli Whitman. Non si vedono dal funerale del padre, morto un anno prima. Da quel momento i problemi personali hanno assediato le loro esistenze e li hanno divisi in un crescendo di piccoli egoismi. Un grave incidente in moto, spinge Francis, il maggiore, a prendere le redini della famiglia e trascinarla in un viaggio spirituale in India. Stretti in un vagone con le loro splendide valige firmate, Francis, Peter e Jack (a cui conferiscono la giusta dose di stravaganza e ironia Owen Wilson, Adrien Brody e Jason Schwartzman) dovranno ricominciare a confrontarsi: i problemi con le loro compagne, il prossimo arrivo di un figlio, la vita dissipata e irregolare sono lo spunto per un continuo battibecco percorso dall'umorismo agrodolce che è il marchio di fabbrica del regista de I Tennenbaum e de Le avventure acquatiche di Steve Zissou. ,Congelati in una prospettiva centrale, soffocati dai fondali carichi (che siano le tappezzerie sulle pareti del treno o i decori di un monastero indiano), i personaggi sembrano immobili, intrappolati nel dolore di un’assenza: non soltanto quella paterna, ma anche quella di una madre che ha abbandonato da anni i figli per rifugiarsi in India. Ma la vitalità della terra del Gange bussa ai finestrini oscurati del loro vagone. Infatti non è un monastero, non sono lunghe sessioni di meditazione a consolidare il rapporto tra fratelli, non è neppure la ricerca disperata di una madre pronta ancora a proteggerli e accudirli, quanto piuttosto l’incontro con se stessi bambini e la consapevolezza che i giochi sono per sempre finiti.,Daniela Persico