Nelle intenzioni il nono film della Comencini (‘La bestia nel cuore’) dovrebbe raccontare attraverso il tono leggero della commedia il tema del razzismo e del pregiudizio a partire dal colore della pelle. La Comencini, cioè, vorrebbe girare una commedia sociale, magari guardando proprio a ‘Indovina chi viene a cena’, forse il titolo più noto per quanto riguarda la commedia interrazziale. In realtà, ‘Bianco e nero’ è una commedia molto esile e anche poco divertente e che anche dal punto di vista del tema sociale (l’integrazione, il pregiudizio, ecc.) non affronta se non in modo superficiale tali problemi. Tutto, a dire il vero, appare raccontato con una superficialità a tratti imbarazzante: la crisi della coppia protagonista (anzi le due coppie: visto che anche Nadine, la bella senegalese di cui si innamora Carlo–Fabio Volo, è sposata con figli) non è nemmeno percepita se non attraverso le urla isteriche dell’Angiolini (troppo sopra le righe, un deciso passo indietro rispetto alla buona prova di ‘Saturno contro)’. ,Tutto avviene narrativamente troppo in fretta: il colpo di fulmine, la scoperta della tresca. Troppo in fretta per immedesimarsi o provare una qualche simpatia per i protagonisti di una relazione che sarà osteggiata non in quanto tale, ma in quanto tresca “colorata”, come se il vero punto della questione fosse quello e non fosse che un marito o una moglie sono andati via di casa abbandonando consorte e figli. In effetti la Comencini, che pur è capace di dar corpo a psicologie dei personaggi, non va al di là del cliché nel raccontare la nuova coppia formata da Nadine e Carlo: i pregiudizi dei vicini che “spogliano cogli occhi” Nadine, le figure razziste dei genitori di Elena (con un Franco Branciaroli vera e propria macchietta); i pugni in faccia che Carlo si prende dal cognato di Nadine che non sopporta che sia stato un bianco a prendersi la donna. ,Tutto, insomma, viene detto e mostrato ma poco è spiegato: non si entra mai nelle motivazioni dei personaggi, non ci si chiede il perché di certe scelte (e non quelle, certamente, di aver preso per amante una donna di altro colore, ma di aver abbandonato la famiglia). Tutto appare troppo rigido e vincolato al bianco e nero, senza mai dar luce su quelle sfumature, anche psicologiche, che a un film di questo avrebbero di certo giovato.,Simone Fortunato,