Si respira una curiosa ma non spiacevole aria retrò in questo Focus, firmato dalla stessa coppia di sceneggiatori registi dietro l’interessante Crazy, stupid, love, pellicola con cui questa, mix di commedia romantica e tipico film di truffa, condivide il tema di fondo: la fiducia come elemento imprescindibile dell’amore, qui ancora più sfuggente in un mondo dove l’apparenza nasconde sempre qualcosa d’altro e nessuno è mai sicuro di essere l’imbroglione e non il pollo. ,Will Smith si concede un divertissement scanzonato affiancato dalla giovane promessa Margot Robbie (già vista in Wolf of Wall Street nei panni – spesso pochi – della moglie di Di Caprio), che dimostra di avere una notevole dose di energia e simpatia oltre che il sorriso e il fisico di una modella.,Il plot, come dettano le regole del genere, prevede colpi di scena e cambi di prospettiva a ripetizione, con i due protagonisti che si trasformano di continuo da vittime in cacciatori, pronti a sfilarsi orologi e portafogli sempre cercando di non mettere in pericolo il proprio cuore. Si gioca un po’ per accumulo (ma del resto, come dice il protagonista, non esiste davvero il grande colpo della vita, quelli come lui giocano sulla quantità piuttosto che sulla qualità) e manca qui il piglio e l’energia dimostrati un paio d’anni fa dal successo a sorpresa Now you see me (un altro film che parlando di prestigiatori e maghi giocava abilmente con il pubblico sul concetto di realtà e apparenza), come pure la profondità tematica ed emotiva di Catch me if you can, capace di trasformare le vicende di un geniale mago dei travestimenti in una struggente ricerca della figura paterna.
Ficarra e Requa preferiscono concentrarsi sui sentimenti e le fragilità dei loro protagonisti, anche se nel gioco di imbrogli e finzioni si fatica a capire esattamente quanto di ciò che dicono di se stessi sia vero o semplicemente un altro trucco per sviarci. Il risultato è che le dinamiche tra i due, anche laddove si cerca davvero un approfondimento, restano comunque un po’ forzate e meccaniche, figlie del plot più che di una vera necessità psicologica. È un peccato perché Will Smith, a distanza di anni dal suo ultimo e geniale exploit nella commedia sentimentale (Hitch), e dopo una serie di prestazioni e risultati al botteghino tutt’altro che esaltanti, dimostra ancora di avere il physique du rôle e l’energia necessaria per questo genere di parti e compensa con il suo carisma la paradossale mancanza di “fuoco” del suo personaggio, tormentato da una contraddittoria figura paterna e (forse) vittima del demone del gioco, elementi che, però, emergono a tratti e non contribuiscono a chiarirne la personalità. La sua simpatia e la verve della Robbie, unite ad una leggerezza tutto sommato piacevole, rendono comunque il film un innocente guilty pleasure facile da godere come da dimenticare.
Laura Cotta Ramosino