Siamo a Copenhagen, nel 2020. Christian e Lars sono due poliziotti che formano una squadra molto affiatata. Una mattina, all’alba, vengono chiamati per sedare una lite in famiglia. La realtà, però, è ben diversa perché si ritrovano nell’appartamento di un terrorista. Le cose non vanno come previsto e Lars, aggredito, muore dissanguato. In preda ai sensi di colpa, Christian (che aveva lasciato l’amico solo e senza pistola avendogliela chiesta in prestito) inizia a cercare il colpevole insieme alla collega Alex, che era l’amante segreta di Lars. Puntano a sgominare una cellula terroristica legata all’Isis ma quello che non sanno è che l’uomo che stanno cercando è Ezra, un infiltrato della CIA al servizio di Joe, che ha il loro stesso obiettivo: vendicarsi dei terroristi che gli hanno ucciso il padre.
Brian De Palma – regista di grandi film come Gli intoccabili, Scarface, Carlito’s Way, Mission: Impossible, Mission to Mars e Omicidio in diretta – ha disconosciuto questo film, anche se non ne ha ritirato la firma. De Palma aveva pensato a un film più politico e più lungo, in cui l’aspetto del terrorismo e il suo condizionamento sulle nostre vite fosse molto più marcato. Il montaggio finale da parte dei produttori, invece, ci ha consegnato un film molto più breve, action e superficiale in cui il regista non si è riconosciuto. Lo stesso De Palma ha anche detto di essersi trovato molto male a girare il film in Danimarca (anche se la parte finale è in Spagna e alcune scene sono state girate in Sardegna). Insomma, non ha funzionato niente. Comunque siano andate le vicende legate al film, Domino è un poliziesco action molto debole, con una sceneggiatura minima e attori poco ispirati, da Nikolaj Coster-Waldau (Christian) a Carice Van Houten (Alex), visti entrambi ne Il trono di spade, fino a Guy Pearce (Joe) e Eriq Ebouaney (Ezra).
Ne viene fuori un film molto televisivo – un tempo si sarebbe detto direct to video, come tutti i film che arrivavano direttamente in videocassetta e poi in dvd – in cui si vede la mano di De Palma qua e là (soprattutto in alcuni inseguimenti e nella scena di un attacco terroristico kamikaze durante un festival). Molto debole, a nostro avviso, anche il finale quando si arriva alla resa dei conti durante una corrida ad Almeria, con scene che evocano Omicidio in diretta ma ben lontano dal pathos di quel film. Anche i tentativi di affrontare il tema del modo in cui i gruppi come Isis abbiamo saputo utilizzare le immagini per fare propaganda, sono un po’ buttati lì, quasi a caso. Peccato, un’occasione persa di vedere un bel film di genere in questa estate cinematografica.
Aldo Artosin