Se vi piacciono rutti e scoregge. Se amate farvi vomitare addosso. Se adorate i commenti da caserma e i doppi e tripli sensi erotici, questo è il film che fa per voi. ‘3 ciento – Chi l’ha duro…la vince’ – in originale col titolo meno greve, ‘Meet The Spartans’ è solo l’ultimo delle parodie politicamente scorrette dei registi Firdberg e Seltzer, già autori dei non felicissimi ‘Hot Movie’ e ‘Epic Movie’. Il punto è che le parodie bisogna saperle fare e il politicamente scorretto bisogna saperlo maneggiare bene. Non tutte le parodie, anche quelle più boccaccesche e dissacranti sono uguali. Un conto sono i mitici film del trio Abrahams-Zucker-Abrahams, autori di capolavori del genere come ‘L’aereo più pazzo del mondo’, ‘Top secret !’ e la serie de ‘La pallottola spuntata’. Lì funzionava tutto: il ritmo era vertiginoso, le gag felici, le citazioni a man bassa di tanti “originali” non stonavano; non mancava una certa dose di nonsense e, certo, anche una bella dose di volgarità con riferimenti erotico sessuali. Il tutto per fare a pezzi i film originali e anche, con una certa dose di autoironia, per non prendersi troppo sul serio. C’era dietro quei film un’idea di cinema fatta di montaggio, cioè di ritmo e di una scrittura solida. E il risultato era innanzitutto un film e in seconda istanza un’opera dissacratoria dell’originale. Poi fu la volta della serie di grande successo di ‘Scary Movie’ dei fratelli Wayans, meno felice, troppo appiattita su una volgarità fine a se stessa e, soprattutto debole quanto a ritmo e gag eccezion fatta per gli ultimi due capitoli firmati sempre da Zucker. E infine i sottoprodotti firmati da Firedberg/Seltzer: veramente sottogeneri di un sottogenere, per nulla derivativi e decisamente poco divertenti. In ‘3 ciento’ la narrazione, sbocconcellata in tante gag che fanno spesso riferimenti a programmi televisivi americani (e quindi poco comprensibili per il nostro pubblico) mette dentro un po’ tutto come da tradizione del genere parodistico: ‘Shrek’, ‘300, ‘Rocky’, ‘Borat’, perfino le disavventure giudiziarie di Paris Hilton. L’impressione, però, al di là dell’assenza di un filo logico, è di trovarsi di fronte a un tritacarne che fa a pezzi tutto, lasciando solo brandelli di film non sempre riconoscibili e, quel che è peggio, con pochissime idee. Non c’è nemmeno il sarcasmo: figurarsi l’ironia. E l’aspetto che colpisce di più è che non si dissacra veramente un bel nulla, si denigra piuttosto se stessi, senza risultare nemmeno vagamente simpatici. Ci si lascia andare a peti e battutacce poco efficace, e nulla più. Si ride solo sugli Spartani che cantano I will survive “gayamente”, ma è davvero poca cosa, anche per un film che rimane sotto l’ora e mezza convenzionale.,Simone Fortunato