Per Pierre la vita non ha più senso: dopo che la moglie è morta, non esce di casa, mangia poco e male e maltratta pure la figlia che viene ad aiutarlo. Lei per stimolarlo gli regala un computer, e gli manda pure il fidanzato della figlia, Alex, per imparare a usarlo: Pierre inizialmente è diffidente verso una “diavoleria” che non capisce, ma poi impara a usarlo e Internet gli apre un mondo. Da un sito di incontri on line scorge un sacco di “profili” femminili interessanti, e allora si iscrive anche lui. Ma, per non sfigurare, si ringiovanisce di parecchio e manda la foto di Alex. Quando una donna di Bruxelles gli risponde, si apre il dilemma: andarci o mandare il giovane amico…
Un profilo per due è stato definito, un po’ generosamente anche se non pretestuosamente, un Cyrano 2.0 quello interpretato dal grande Pierre Richard, popolarissimo comico francese molto in voga negli anni 70 e 80 (La capra, Noi siamo tuo padre, Due fuggitivi e mezzo e tanto altro). La storia non è originalissima, in effetti, e l’aggiunta “tecnologica” è giusto un orpello attualizzante; ma il succo è sempre quello di un anziano che sembra aver chiuso con la vita prima di risvegliarsi all’improvviso. Come Cyrano, anche Pierre ci sa fare con le parole e, quindi, on line sa far breccia nel cuore di una giovane donna. Alex, invece, è timido e imbranato (cerca di sfondare come sceneggiatore, ma ha poco successo); anche se la sua tenera goffaggine lo porta comunque a sedurre Flora, la donna di cui Pierre si è invaghito a distanza. Da cui parecchi equivoci, bugie, mezze verità: il tutto complicato dal fatto che Alex è fidanzato con la (poco simpatica) nipote di Pierre, che Pierre non lo sa e da mille altri inghippi.
Il film si fa vedere, è simpatico e a tratti divertente; peccato per alcune scivolate nel cattivo gusto che ormai si trovano in quasi tutte le commedie. La coppia giovane/anziano funziona (Yaniss Lespert regge bene il confronto con Richard), anche per il ribaltamento di ruoli – anche questo, peraltro, non inedito – tra loro: il giovane è serio («dai sempre l’impressione di essere afflitto» gli dice l’ottuagenario Pierre) e coscienzioso (o almeno cerca di esserlo, salvo rovinare a volte le cose con la sua goffaggine); l’anziano è ribaldo, ironico, trasgressivo (anche troppo repentino il mutamento di un uomo che a inizio film non esce neanche di casa). Qualche gag va a segno, la figura dell’uomo che con le parole, a distanza, si apre e si fa conoscere è bella, per quanto non nuova; ma nel complesso ci si poteva augurare di rafforzare la storia con un po’ di spessore in più. Invece, Un profilo per due rimane un discreto passatempo (con un finale prevedibilissimo) e nulla più.
Antonio Autieri