Tommaso è in seria difficoltà con la fidanzata Chiara, e lo spiega allo psicologo: non ne sopporta difetti fisici e caratteriali, ma non riesce a lasciarla. Finirà che lo lascerà lei, e lui fingerà malamente di soffrire. Si sente finalmente libero di fare nuove conoscenze e avventure, ma non ha poi molto coraggio con le donne che vede in giro. Prova a recuperare qualche vecchio contatto e così approda a Federica, devotamente innamorata: ma anche di lei si stancherà. Infine, finirà tra le grinfie di Sonia, ragazzina scaltra e disinvolta che ha già una storia, forse due e si diverte a giocare con lui.

A dieci anni dal debutto come regista con Anche libero va bene, vincitore di tutti i premi possibile come miglior opera prima, Rossi Stuart – tra i migliori attori italiani: anche se si vede poco ultimamente al cinema (l’ultima sua grande prova è stata Vallanzasca), anche per aver dedicato molto tempo al suo secondo film – torna dietro alla macchina da presa. Ma se il suo film d’esordio era duro ma sobrio e intenso, questo è un pasticcio che alterna scene troppo sopra le righe a onirismi inefficaci. Tommaso – che, ha affermato, potrebbe essere il piccolo Tommi del primo film diventato adulto: ma crediamo sia solo una suggestione – è un uomo che ha un serio problema di relazioni con le donne, tra fantasie erotiche di ogni tipo, paure quando si tratta di passare all’azione e idiosincrasie di ogni tipo. Perfino con la sua agente/sergente e soprattutto con la madre scialacquatrice e svanita, il rapporto non è sereno. Un ritratto d’uomo contemporaneo per nulla originale, anche se l’attore-regista (che interpreta proprio il protagonista) sembra guardare a modelli più antichi; ma anche tra i classici, ci sarebbe solo da sbizzarrirsi nel tema del “maschio in crisi”. Urlato, mal recitato (e sì che ci sono bravi attori: non solo Rossi Stuart, ma anche Jasmine Trinca e Cristiana Capotondi), il film è spesso modesto (con dialoghi e situazioni mal scritte) e pure schiacciato da ambizioni eccessive: come Tommaso, che sembra subito velleitario nel voler passare dalla carriera di attore alla regia di un film cervellotico e onirico. Esattamente come, a tratti, l’opera seconda di Kim Rossi Stuart, che speriamo di vedere presto nel ruolo che gli riesce meglio: quello di grande interprete.

Antonio Autieri