Del primo episodio di Thor avevamo segnalato l’impianto classico che il regista Kenneth Branagh (a tutt’oggi, il migliore regista scespiriano del cinema) aveva imposto, rendendo il film una sorta di “Re Lear” ambientato nel mondo dei fumetti. L’eredità di Branagh rimane anche con il film nelle mani di Alan Taylor (che non è proprio l’ultimo arrivato, avendo diretto molti episodi della serie Game of Thrones), che per certi avvicina Asgard più alla tragedia greca che alle saghe del Nord (nonostante gli esterni islandesi, scenografie e costumi sembrano molto più simili all’immaginario di Tebe che alla Scandinavia). Al di là delle misteriose tecnologie e dei calcoli astronomici di Malekith e dei suoi elfi, al di là delle influenze sui poveri terrestri (mai così marginali, in questa storia di dei e semidei), quella a cui assistiamo è ancora una volta la lotta per strappare il potere a un padre. ,Il sequel del film del 2011, inizia su toni quasi malinconici, con Thor che sospira girando per Asgard e gettando lunghi sguardi verso la Terra dove vive la donna che ama, l’astrofisica Jane Foster (Portman). Ma quando quest’ultima viene posseduta dal misterioso fluido che è l’arma finale degli elfi malvagi, Thor ha la scusa per intervenire e addirittura per liberare il perfido Loki, unico alleato efficace in questa battaglia decisiva. Il film alterna scene magniloquenti, assalti di astronavi delle dimensioni di un grattacielo (a farne le spese saranno gli eleganti edifici neoclassici di Greenwich) e i consueti duelli, nei quali il martello fatato del biondo dio avrà l’occasione per sfasciare di tutto e di più, grazie anche al 3D. Gli attori ereditati dal primo film si muovono con maggiore confidenza e sicurezza, specialmente Hiddleston che ha fatto di Loki un personaggio complesso e dalle molte sfaccettature, mentre il lato più umoristico è affidato ancora a Stellan Skarsgård (sempre più scienziato pazzo) e al solito, ma godibile, cameo del patron della Marvel, Stan Lee. Forse meno pretenzioso del film precedente, Thor – The Dark World si avvicina maggiormente allo spirito dei fumetti: stupire, ma soprattutto intrattenere. In questo, obiettivo pienamente raggiunto. Da ultimo, non uscite prima della fine dei titoli di coda o vi perderete la prossima anticipazione dell’universo Marvel.,Beppe Musicco,