Uno dei migliori film, se non il migliore, della Mostra di Venezia 2006. Un esempio di come il cinema possa raccontare la Storia recente, mettendo al centro addirittura personaggi viventi e regnanti, senza scadere nelle imitazioni grottesche. The Queen racconta la terribile, per la monarchia britannica, settimana di fine estate del 1997, quando Lady Diana – ormai divorziata dal principe di Galles ed erede al trono Carlo – si schiantò a Parigi con l’auto sotto il tunnel dell’Alma, inseguita dai paparazzi insieme all’amante Dodi Al Fayed. La regina Elisabetta e il principe consorte Filippo reagiscono quasi con fastidio all’enorme commozione popolare con cui la morte di “Lady D” – definita la “principessa del popolo” a uso di media non innocenti – viene accolta. E se Carlo pare sinceramente commosso, anche per i suoi due figli rimasti orfani della madre, solo le insistenze del nuovo primo ministro Tony Blair riusciranno a convincere la regina a tornare a Londra dalle vacanze nel castello scozzese di Balmoral e organizzare solenni funerali di stato per Diana (dopo aver rifiutato per giorni di esporre il lutto a Buckingham Palace). Riconquistando, in extremis, il favore popolare che sembrava irrimediabilmente perso.,Il film di Frears (regista di film come Le relazioni pericolose, Eroe per caso,Due sulla strada, Piccoli affari sporchi) in realtà è molto più ricco di sfumature, con dialoghi ricchi e brillanti (anche pieni di humour), capacità di disegnare personaggi psicologicamente complessi ma storicamente credibili. La regina Elisabetta e Tony Blair, con i rispettivi attori (lei è la sontuosa Helen Mirren, premiata come migliore attrice a Venezia; lui l'emergente e bravissimo Michael Sheen), formano un binomio originale e sorprendente: due caratteri, due storie personali, due mondi condannati a non capirsi. E che pure stabiliranno una, forse fragile ma reale, intesa. Il politico furbo e che rappresenta il “nuovo che avanza” riesce a capire l’affetto che la monarchia riscuote nel popolo, forse la regina intuisce – al di là della diffidenza per il laburista –la chance che le viene offerta di uscire dall’isolamento. ,Tante sono le annotazioni e le figure interessanti (la moglie di Blair, Cherie, fieramente antimonarchica; il consigliere cinico; l’anziana e caustica regina madre). Una su tutte, la descrizione non goffa ma anzi toccante dell’umanità “casalinga” di Elisabetta, rappresentata in vestaglia in camera da letto con il marito Filippo e con stivali e foulard mentre guida la jeep in campagna. Dove ci sono le scene più originali del film: quando la regina si commuove per un bellissimo cervo imperiale ricercato dai cacciatori e lo invita a fuggire; e poi quando, alla fine, piangerà per la sua morte. Quasi metafora di un’esistenza umana in cattività, ricercata da non meno feroci “cacciatori”. Forse Lady Diana. O, perché no, la Regina stessa.,Antonio Autieri