L’amore per la natura può essere talmente rigenerante da cambiare le vite delle persone. Lo si vede nel film family Sulle ali delle avventura, per la regia di Nicolas Vanier, storia positiva ispirata alla realtà e a Christian Moullec, l’ornitologo visionario soprannominato “Birdman”.

Christian nel film è un padre divorziato (nel ruolo l’attore comico Jean-Paul Rouve), scienziato appassionato, che lotta per ottenere i fondi per un progetto di salvaguardia delle oche selvatiche. Non ci sono fondi ma Christian sa come fare. Soprattutto quando arriva Thomas (Louis Vazquez), suo figlio adolescente che vive in città con la madre (Mélanie Doutey) e con il suo compagno. Un aiuto all’inizio non proprio ideale perché Thomas si sente isolato in quel posto, lontano dalla città, in una villa isolata in Camargue dove non c’è il Wi-Fi, il telefonino non prende e non si può giocare con i videogiochi. Ma le avventure sono sempre foriere di novità sorprendenti personali e, in questo caso, familiari. Thomas non conosce cosa significa prendersi cura delle oche selvatiche, non ha l’età per guidare un deltaplano e ha un padre che ha frequentato molto poco. Cosa succede quando le oche devono migrare?

A girare Sulle ali dell’avventura è un regista che sa calibrare il peso di un racconto popolare, ampio e adatto, in particolare, ai più piccoli. Vanier aveva infatti esordito – dopo vari libri e documntari – nel film di finzione con Belle e Sebastien: un vero film per tutti. E ora si cimenta con un lungometraggio nel quale si sente tutto il respiro della sua vita precedente e della sua passione: oltre ad aver viaggiato in tutti i posti lontani dalla civiltà, a stretto contatto con la natura, il regista è impegnato in un’iniziativa a favore dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile nelle scuole, “L’école agit!”, un’organizzazione fondata dal Ministero dell’Educazione Nazionale.

Sulle ali dell’avventura, infatti, prende forza anche dalla vita di Vanier e racconta una storia in cui è protagonista la Natura in tutta la sua bellezza, la sua primitività e la sua forza. E accanto alla Natura e alla conoscenza, impersonificata da Christian Moullec, sceglie un ragazzo che – nonostante il “peso” di un padre scienziato – non vuole essere salvato, ma salvare chi non può essere salvato, mettendo a rischio la propria vita.

Certo, il finale a lieto fine, forse un po’ ovvio, è quello che tutti si aspettano. Ma al cinema finalmente arriva una storia per la famiglia, un racconto morale, senza moralismi, che fa sorridere, diverte, anche se è innestato in una struttura narrativa attesa e prevedibile.

Emanuela Genovese