Il film realizzato dal giovane regista Francesco Gatti sulla figura dell'artista Sergio Battarola e sul suo rapporto con il grande critico e scrittore Giovanni Testori, è un documento importante per molti versi. Anzitutto restituisce attraverso la rielaborazione dei materiali d'archivio e la testimonianza di chi come Battarola lo ha conosciuto, almeno parte della straordinaria umanità di Testori, la forza delle sue parole, l'umiltà degli sguardi, l'urgenza comunicativa del suo teatro, anche la sofferenza della malattia, la consunzione del corpo. Ciò che il film mette al centro della sua riflessione è un rapporto padre-figlio (Amleto era figlio di un fantasma, anche Battarola in qualche modo lo è). Povero e lombardo, ribelle e senza padre, dal viso angelico, isolato e sognatore, “sapiente” e sgrammaticato, Sergio Battarola è il prototipo dei giovani squattrinati e senza padre che Testori aveva amato e aiutato negli ultimi anni della sua vita. Di questi figli Battarola è stato l’ultimo. L’unico rimasto povero. Il rapporto tra i due era iniziato negli anni Ottanta e terminò al capezzale di Testori, nel 1993. ,All'inizio del film Testori parla dell'alternarsi furiosamente vitale delle generazioni, alla fine riflette sul fatto che forse, ciò che aveva cercato in tutti quegli anni era qualcuno che gli fosse figlio. C'è un senso della vita e della morte, del tempo che passa e che sembra portare con sé ogni cosa nell'opera di Gatti. La bassa bergamasca con la sua nebbia e i suoi grigiori appare come il teatro perfetto di questa lotta antieroica dell'uomo che non trova pace nel suo passato. Un passato che sembra sparire nelle brume senza lasciare traccia: di una veduta non si sa più quale sia il punto di vista da cui è stata ritratta, la porta della stalla dipinta con meticolosa maestria dal padre di Battarola è andata perduta, è rimasto solo il rimpianto dei figli.,Il figlio di Amleto è un film di non facile definizione, ogni lettura classica di fronte a un film così particolare – documentario ma non solo – può risultare insoddisfacente a chi ha la fortuna di vederlo: è tuttavia anche per questa sua natura sfuggente un film unico nel suo genere che non può lasciare indifferenti. Lasciando trasparire ad ogni inquadratura una dedizione al reale e alla verità che forse è il più grande lascito di Testori ai suoi figli.,Eliseo Boldrin