Le similitudini con le caratteristiche del profumo si sprecano per quest’opera prima del francese Grégory Magne: sobrio, sottile, con un piacevole aroma che si diffonde durante tutta la visione; una boccata d’aria fresca in tempi di pandemia.

La protagonista si chiama Anne Walberg (Emmanuelle Devos); lui invece è Guillaume Favre (Grégory Montel, uno dei personaggi principali della serie Netflix Chiami il mio agente!), un autista di limousine divorziato che vorrebbe ospitare la figlia adolescente almeno nel fine settimana, ma vive in un monolocale per cui il giudice nega l’autorizzazione.

Ovviamente, quando gli viene dato l’incarico di andare a prendere e scortare la signora Walberg, le cose si mettono male fin dall’inizio: lei è scortese e pretenziosa; lui si sforza di essere gentile, ma esasperato alla fine risponde per le rime. Sembra proprio una cliente persa, invece curiosamente la donna chiede ancora di lui per il successivo viaggio. Stupito, Guillaume comincia a fare domande sullo strano comportamento della donna, che vive una solitudine quasi monastica, e scopre che lei è un “naso”, grande creatrice di profumi ed esperta che viene chiamata a risolvere i più svariati problemi: da un’industria che, nonostante tutte le cautele ecologiche appesta il circondario, a una fabbrica di pelletterie preoccupata per l’odore del cuoio delle proprie borsette.

I comportamenti divistici di Madame Walberg poco alla volta lasciano spazio a una fiducia in Guillaume, che ha il talento di intuire i desideri delle persone e capire come accontentarli. Così da una parte la donna accetta di delegargli alcuni compiti relazionali, dall’altra lui comincia ad aprirsi e a condividere con lei i suoi problemi di padre.

C’è un po’ di A spasso con Daisy ne I profumi di Madame Walberg, attraverso questo legame gerarchico unilaterale tra la cliente, troppo ossessionata dal proprio stile di vita sostanzialmente codificato per osare di guardare il mondo al di là di lei, e il suo autista che al contrario ha i piedi ben piantati nella terra della precaria vita quotidiana. Qui, però, non è necessario attendere anni prima che i fronti sociali diventino più permeabili e l’uno inizi a imparare dall’altro e viceversa. Questo processo di riavvicinamento avviene gradualmente, senza forzare troppo la linea e senza sospettare alcun calcolo interessato dietro le ripetute richieste della Walberg per il suo nuovo compagno di viaggio. La messa in scena lascia infatti che l’intrigo si svolga al proprio ritmo, praticamente rilassato o comunque non animato dalle varie forme di isteria che temiamo di incontrare in un simile contesto di perfezionista solitaria, che dovrebbe ritrovare il gusto della vita grazie all’intervento della sua controparte più mondana. Anche perché Guillaume a suo favore ha solo la sua franchezza, i suoi tentativi di essere un buon padre, il più delle volte con conseguenti ridicoli o dolorosi fallimenti. Quindi, in un certo senso, sono due perdenti che la vita ha messo insieme per caso, che impareranno a superare i limiti che si sono imposti.

Beppe Musicco

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