Già autore del piccolo ma efficace Un km da Wall Street, il regista Ben Younger sembra riproporre in questo Bleed lo stesso clima di cameratismo che si respirava nella “boiler room” dove ogni operatore cercava di concludere al telefono il miglior affare possibile, questa volta in maniera ancora più cruda e “macho”: gli uomini della famiglia di Vinny Pazienza, stella nascente del pugilato americano, sembrano solo interessati all’alcool, alle spogliarelliste e al gioco d’azzardo, quando non sono in palestra a tirare di boxe. Vinny (un Miles Teller che, dopo Whiplash, ha messo su chili e muscoli) sembra avviato verso una carriera da campione del mondo, ma un incidente d’auto che gli incrina le vertebre del collo lo costringe a indossare un collare che dalle spalle arriva fino alla testa, dove quattro viti fissate nel cranio lo tengono  in posizione. Naturalmente qui si entra nella “fase Rocky” del film, quando Vinny si rivolge a Kevin Rooney (Aaron Eckhart), un allenatore già cacciato da Mike Tyson che sembra più interessato alla bottiglia che alla boxe. Ognuno troverà poi nell’altro un motivo per andare avanti: Rooney intuisce che Vinny non abbandonerà mai il pugilato, neanche se si rompesse veramente l’osso del collo; Vinny vuole dimostrare a tutti che non è vero quello che gli dicono i dottori ogni volta che chiede notizie sul suo caso, «Non è così semplice». Per Vinny tutto invece è semplice, basta continuare a esercitarsi e alla fine il corpo tornerà a fare il suo dovere, per combattere e riprendersi quel titolo mondiale che ingiustamente viene sfoggiato da Roberto Duran.

La boxe (e la vittoria) è l’unico interesse di Vinny Pazienza, e il film, che sposa acriticamente il suo punto di vista, soffre un po’ di questa scontatezza narrativa; anche se vera, la storia del pugile dato per finito che torna e vince sconfiggendo le sue paure e l’avversario, alla fine la conosciamo tutti, ed è stata raccontata con molta più intensità in altri titoli (pensiamo ad esempio in The fighter di David O. Russell). Martin Scorsese è tra i produttori del film, in mano sua Bleed – Più forte del destino forse non sarebbe diventato bello come Toro scatenato, ma sicuramente oltre alle scene al sacco e sul ring avremmo visto anche molto altro.

Beppe Musicco