Da superstar del firmamento di Hollywood, prima come attore, poi (con La Passione) anche come regista e produttore, a totale reietto il passo è stato brevissimo: causa divorzio, ubriachezza e sproloqui razzistici sugli ebrei, Mel Gibson è diventato un appestato da cui girare alla larga. I suoi ultimi film sono stati un fiasco al botteghino, compreso il dignitoso Mr. Beaver, in cui era diretto da Jodie Foster, una dei pochi amici rimasti. Così anche su Viaggio in Paradiso (pessima traduzione dell’americano Get the Gringo) le aspettative erano talmente basse che negli Stati Uniti il film è uscito solo in home video. Probabile errore, visto che nei paesi dove è stato distribuito il film è stato apprezzato dal pubblico. Il motivo è semplice, Mel Gibson in questo film (diretto da uno dei suoi assistenti in Apocalypto) fa quello che gli riesce meglio: il duro sarcastico, che non si spaventa di fronte a nessuna situazione e non esita a sparare appena se ne presenta l’occasione. Non siamo più ai tempi di Arma Letale e la divisa ormai gli andrebbe stretta; diciamo che ci si avvicina maggiormente al complesso e vendicativo criminale di Payback, con esiti tutt’altro che disprezzabili. Gibson, che nel film viene identificato semplicemente come “l’Autista” è un rapinatore che sfreccia su un auto lungo il confine tra USA e Messico. È vestito da clown e sul sedile posteriore ha un complice sanguinante e due borse piene di soldi, frutto di una rapina alla criminalità organizzata. Con una manovra acrobatica riesce a passare il confine. Il complice è morto, ma restano le borse coi soldi. Peccato che due agenti messicani provvedano a farle sparire e mandare l’Autista direttamente nel più bizzarro carcere del continente. Esisteva veramente, si chiamava “El Pueblito” e conteneva circa duemila criminali con le loro famiglie. Una vera città dove tutto era permesso e acquistabile: armi, droga, sesso, cibo e bevande, purché tutto rimanesse all’interno delle mura. In questo microcosmo(perfettamente ricostruito), l’Autista capisce subito che per riuscire a fuggire deve impossessarsi dei meccanismi della prigione e cercare un alleato che lo aiuti. Sembra improbabile, ma un ragazzino di dieci anni potrebbe essere la persona giusta. Girato con numerosi richiami a Leone e Tarantino e con una colonna sonora Tex-Mex accattivante, Viaggio in Paradiso valorizza al massimo la fisicità di Gibson: le smorfie, le gag (una divertente imitazione di Clint Eastwood) le sparatorie e i movimenti di macchina non dispiaceranno agli appassionati di film “muscolari”, e l’ironia sparsa abbondantemente nei dialoghi sostiene una trama con alcuni gustosi incastri narrativi a spese dei brutti e perfidi cattivi di turno. ,Beppe Musicco,

Viaggio in Paradiso
Per sfuggire alla cattura e al sequestro del bottino, un rapinatore sfonda il confine messicano, ma i poliziotti corrotti gli rubano i soldi e lo mandano nel peggior carcere del Messico.