Dopo sei anni dal suo ultimo film, Elizabethtown (che non fu un successo), Cameron Crowe torna a dirigere una commedia non priva di malinconia, tratta dal libro autobiografico di un giornalista inglese: trasportando la storia dal Devonshire alla California incontriamo Benjamin (Matt Damon), giovane vedovo ancora col cuore a pezzi ma alla ricerca di un nuovo inizio, per sé e per i due figli, un quindicenne di nome Dylan e una bambina di sette anni di nome Rosie. Quando Dylan si fa espellere da scuola per un furto, Benjamin realizza che deve fare qualcosa per riprendere in mano il timone, così molla il lavoro e si mette alla ricerca di una nuova casa in un luogo che non gli ricordi la moglie. Nonostante il parere contrario del fratello maggiore, Benjamin investe tutti i suoi soldi nell’acquisto di una casa in campagna con annesso un parco zoologico con 200 animali e un pugno di dipendenti in attesa di stipendio. Lo zoo è chiuso da tempo, in attesa di manutenzione e di un’ispezione che ne permetta la riapertura, e Benjamin, che di animali non capisce nulla, comincia con entusiasmo ad affrontare i mille guai che gli piovono addosso.

Crowe conduce la storia su un doppio binario: da una parte la storia dello zoo, i problemi degli animali, della struttura e della squadra di lavoranti che fa capo a Kelly (Scarlett Johansson). Dall’altra i problemi personali di Benjamin con Dylan, che si sente recluso in un posto dimenticato da Dio in mezzo ad animali di cui non gli importa niente. Sebbene la trama sia abbastanza prevedibile, con gli ostacoli dettati dalla mancanza di soldi e dalla figura dell’odioso ispettore, Crowe col suo tocco (e una gustosa colonna sonora opera anche di Jónsi, compositore degli islandesi Sigur Rós) riesce a rendere umani e simpatici tutti i personaggi, sviluppando con i caratteri con una certa sensibilità, come nel rapporto tra l’ombroso Dylan e la giovane ed entusiasta Lily.

La mia vita è uno zoo è un film che si guarda volentieri insieme, in famiglia, per ridere e farsi anche delle domande, e anche per scoprire che gli animali feroci (come nella scena della fuga dell’orso), saranno anche simpatici, ma in fondo fanno solo quello per cui la natura li ha fatti, per cui è meglio girarci alla larga. E poi, come saggiamente chiede la piccola Lily alla cugina: “Ma tu, se dovessi, tra le persone e gli animali, cosa sceglieresti?”, e senza nemmeno aspettare la risposta, conclude “Anch’io. Le persone!”.

Beppe Musicco