Presentato alla 76a Mostra d’Arte Internazionale Cinematografica di Venezia del 2019, il titolo del film del francese Robert GuédiguianGloria Mundi è tratto dal detto latino “Sic transit gloria mundi” (così passa la gloria del mondo) a significare quanto siano effimere anche le cose di maggior successo nella vita. Titolo calzante, visto il paragone tra la vita di due sorelle marsigliesi, entrambe sposate: l’una proprietaria col marito di un negozio, e in procinto di aprirne un altro; l’altra sul punto di essere licenziata, con una figlia neonata e un marito autista di Uber, cui i tassisti hanno rotto un braccio per vendicarsi, e quindi disoccupato. Ma non è che i genitori delle due se la passino meglio: la madre (Ariane Ascaride) fa le pulizie ed è costretta a fronteggiare ogni giorno il rischio di sciopero che taglierebbe il suo magro salario, mentre il padre (Jean-Pierre Darroussin) è solo un autista di mezzi pubblici. A complicare la vicenda, arriva il vero padre di una delle due sorelle (Gérard Meylan), scarcerato dopo anni di detenzione per omicidio.

Guédiguian mostra ancora una volta, con toni da verismo letterario, la vita difficile di molte famiglie che non inseguono sogni di successo semplicemente perché troppo occupate ad arrivare a fine mese, e come sia facile abbandonarsi alla disperazione o a scelte dalle conseguenze dolorose. Utilizzando attori di grande mestiere ormai a lui legati da molti altri film (oltre a Ariane Ascaride, moglie del regista e presenza fissa nei suoi film che per Gloria Mundi ha vinto la Coppa Volpi a Venezia, anche i vecchi amici Gérard Meylan e Jean-Pierre Darroussin), il regista cerca uno sprazzo di umanità in una società fatta di opportunismo e spietatezza, dove sempre meno sono le persone capaci di un gesto gratuito o una mano tesa. Peccato però che, a differenza di altre volte (e pensiamo per esempio all’intensità de Le nevi del Kilimangiaro), lo svolgimento della storia sia suggerito a ogni piè sospinto verso una conclusione drammatica e nobile al tempo stesso, ma – in quanto ampiamente annunciata – poco incisiva.

Beppe Musicco