Hervè ha 14 anni, un amico inseparabile di origine araba, una mamma invadente, e ormoni al galoppo. Bruttino e insignificante, osserva con invidia – e morbosità – insieme al suo amico del cuore i compagni più affascinanti e fortunati con le ragazze. Nell’attesa di conquiste forse impossibili, si dedica con frenesia alla masturbazione tra riviste sexy e osservazione clandestina delle virtù amatorie di vicini poco discreti. Poi, improvvisamente e imprevedibilmente, una ragazza molto carina inizia a mandargli segnali, anche se un po’ contraddittori: un po’ lo avvicina e un po’ lo respinge, ma sostanzialmente “ci sta”. Così arriva il primo bacio: anche se Hervè punta in fretta ad arrivare al sodo…
Commedia francese incredibilmente esaltata in patria – dove fu presentata al festival di Cannes, alla prestigiosa sezione della Quinzaine des realisateurs… – Il primo bacio (in originale Les beaux gosses, ovvero I bei ragazzi, ma quasi nell’accezione dei “fichissimi”…) è un film modesto e molesto, in cui l’amore è confuso esclusivamente con la ginnastica sessuale e degli adolescenti si dà un ritratto squallido e anche un po’ repellente, tra acne giovanile e approcci goffi e anche un po’ truci. Su un canovaccio simile – il desiderio della “prima volta” di un gruppo di giovanissimi liceali – l’allora quasi esordiente Gabriele Muccino, con un filmetto dal titolo Come te nessuno mai, aveva realizzato in confronto un capolavoro di sensibilità degno del miglior Rohmer. Qui, nonostante comparsate di attrici note come Emmanuelle Devos, Noémie Lvovsky, Irene Jacob e, in un cameo, la nostra Valeria Golino (in una parte di casalinga sexy in video porno), il quadro è del tutto sconfortante e avvilente, e i 90 minuti del film assomigliano a una dolorosissima e frustrante perdita di tempo.
Antonio Autieri