Quattordicesimo adattamento del classico di Charles Dickens, questa pellicola ha dalla sua gli indubitabili vantaggi dei grandi valori produttivi: una regia di prestigio (quella di Mike Newell, autore tra gli altri di Quattro matrimoni e un funerale), un cast all british di sicuro richiamo (Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Robbie Coltrane, ma anche il giovane Jeremy Irvine, “scoperto” da Spielberg in War Horse), ricostruzione d’epoca, scenografie e fotografia di una certa efficacia. Quello che le manca, però, è un’idea di adattamento forte che permetta a questo romanzo in sé un po’ datato di dire qualcosa di interessante e nuovo al pubblico di oggi, tanto più che la stessa BBC che produce il film aveva realizzato solo nel 2009 un adattamento televisivo di un certo successo.,Il problema è solo in parte nel linguaggio a tratti antiquato e nelle caratterizzazioni forse troppo pittoresche dei personaggi secondari (del resto non si rischierà un affronto al genio del famoso romanziere inglese dicendo che le sfumature dei personaggi non sono almeno in questo caso il suo forte). La sensazione è piuttosto legata all’impostazione generale, che non fa nulla per rendere “rilevante” ad un pubblico di oggi la parabola esistenziale dell’orfano Pip, animato fin da piccolo dal legittimo desiderio di migliorarsi e trascinato dal caso o dal destino nei progetti di due deus ex machina dal carattere molto diverso: la folle miss Havisham e il tragico forzato Magwick. Paradossalmente questa resa iper classica, molto fedele in termini di intreccio, rischia di indebolire i movimenti del romanzo, che se non altro era movimentato dalla vivacità del protagonista (qui in realtà quasi sempre costretto semplicemente a reagire all’iniziativa altrui) e raccontava “in diretta” i soprassalti delle classi popolari inglesi alla ricerca di un’affermazione sociale ancora molto difficile.,Il risultato è che se la prima parte del film risulta un po’ noiosa, la seconda, in cui i fili dei misteri (in realtà ben poco misteriosi) che hanno mosso la vita di Pip si riannodano e si chiariscono, è sì più dinamica, ma in realtà non più coinvolgente; si fatica ad appassionarsi alle vicende di personaggi e il tutto finisce per apparire, da parte di chi ha realizzato come di chi fruisce la storia, più il diligente compito di un corso di letteratura inglese che un esempio di intrattenimento in costume capace di attirare un pubblico vasto.,Luisa Cotta Ramosino

Grandi speranze
Grazie a un misterioso benefattore il giovane orfano Pip ha l'occasione di diventare un gentiluomo, ma l'unica cosa che desidera davvero è l'amore della sfuggente Estella…