Martin Joubert, lo racconta lui stesso, dopo anni a Parigi torna nel suo paese originario in Normandia dopo la morte del padre, per rilevare la panetteria di famiglia e trovare la tranquillità impossibile nella Capitale. Ne seguono sette anni di delusioni e di spegnimento di ogni entusiasmo (non aiuta il rapporto tiepido con la moglie). Ma tutto cambia quando Martin, appassionato di letteratura e in particolare del romanzo Madame Bovary, scopre che i nuovi vicini di casa, inglesi, si chiamano Gemma e Charles Bovery, due nomi molto simili ai protagonisti del suo romanzo preferito. Moglie e figlio non condividono per nulla il suo entusiasmo, ma per Martin inizia un’ossessione che, complice il fascino della giovane inglese, lo porta prima a immaginare e poi a verificare con mano le somiglianze del testo di Flaubert con le vicende dei vicini. Stessa noia coniugale, stesse inquietudini, stessi tradimenti e dolori. Il panettiere colto cerca in tutti i modi di intervenire per rompere la catena di fatti pericolosi, ma contribuisce a peggiorare le cose.,Il film è tratto da una graphic novell della fumettista inglese Posy Simmonds (che ha adattato il film insieme al francese Pascal Bonitzer), già autrice delle tavole di Tamara Drewe da cui fu tratto l’omonimo film di Stephen Frears (sempre con l’affascinante Gemma Arterton). La differenza con il film inglese sta in un maggior tasso “culturale”, alla Molière in bicicletta ma senza la leggerezza di quell’opera. Anche qui il protagonista è il grande Fabrice Luchini, che però può poco di fronte alla banalità dell’intreccio. Tra scene intriganti mentre si impasta il pane ed evoluzioni sessuali della giovane malmaritata (prima sedotta da un giovane ricco, poi dopo il suo abbandono preda di uno spregiudicato ex fidanzato), l’asserita somiglianza con il romanzo flaubertiano è uno spunto che alla lunga la regista Anne Fontaine (regista attratta da storie sensuali e anche morbose, da Nathalie a Coco avant Chanel, da Il mio migliore incubo! fino al pessimo Two Mothers) non riesce a governare. Fino a un finale che dovrebbe essere tragico e sfocia invece in un’invereconda e ridicola farsa. Non mancano alcuni guizzi e qualche scena arguta, come la tremenda coppia franco-inglese (lei, francese, all’arredatrice Gemma chiede una casa con stile «tra Versace e il Giappone, come di una geisha che si è trasferita a Miami»; lui, inglese, detesta ogni cosa sia francese tranne il vino e i formaggi), ma nel complesso ci troviamo di fronte a un’opera deludente. Che la grande, consueta prova di classe di Luchini non riesce a salvare. Quanto a Gemma Arterton, attrice di notevole “presenza”, forse sarebbe il caso di iniziare a diversificare i suoi personaggi. ,Antonio Autieri,