In realtà il titolo vero è “Gongfu Xiongmao”, in mandarino, ovviamente. Perché l’estate che sarà ricordata come l’estate delle Olimpiadi di Pechino è anche l’estate con cui Hollywood prova a conquistare il mercato cinese. È la Dreamworks a provarci, la Dreamworks di “Shrek”, “Madagascar” e altri successi planetari del cinema d’animazione in digitale. ,La storia, ambientata in Cina, vede come protagonista un panda sovrappeso con la passione per il kung fu. Quando apparentemente per un incidente il vecchio maestro lo ordinerà guerriero, non crederà alle proprie orecchie. Tecnicamente ineccepibile, visivamente molto suggestivo soprattutto da un punto di vista cromatico, il film della coppia di registi Osborne – Stevenson sposta ancora più in là il paletto dell’animazione digitale, arrivando dalle parti di un vero e proprio live-action. Il connubio arti marziali e gag comiche funziona bene, anche per la simpatia del protagonista (doppiato in originale dall’alter ego Jack Black e in Italia – purtroppo assai peggio – da Fabio Volo).

Adatto a tutti, grandi e piccoli, anche se l’antagonista potrebbe spaventare i piccini, Kung fu Panda è un film divertente e non banale da un punto di vista educativo: «Ieri è il passato, domani il mistero, oggi è dono» sentenzia a ragione il maestro di kung fu. La morale sottesa, non distante da certi analoghi messaggi disneyani è “credi in te, senza alcun ingrediente segreto in più”: anche se a ben vedere, a differenza dei film delle ultime stagioni di Casa Disney, ci si realizza soltanto se qualcuno crede in noi e ci fa compagnia; si veda come esemplificativo da questo punto di vista il rapporto privilegiato tra il maestro Shifu e il panda.

Nulla a che vedere con la complessità contenutistica, ma un film semplice, positivo, non buonista sul diventare grandi. Peccato solo non aver dato più spazio ai fantastici cinque maestri di kung fu, a tratti molto simpatici.panda

Simone Fortunato