Un gruppo di casalinghe britanniche, che vivono nel paesino di Knapely nello Yorkshire, si dedicano ad attività varie, e mediamente noiose, organizzate dal circolo femminile del luogo. Ma la loro vita cambia quando il marito di una di loro, Annie, muore di leucemia, decidono di realizzare un calendario di beneficienza. Lo scopo – pensa Chris, migliore amica di Annie e leader del gruppo – è onorare il defunto, acquistando al contempo un divano per la sala d’aspetto dell’ospedale in cui trapassò: per addolcire, seppur di poco, i momenti di dolore dei familiari che in quel luogo attendono spesso senza speranza. Ma non è un calendario normale: le signore, tutte over 50 e 60, si spogliano come pin up qualunque… Solo, con qualche piccolo accorgimento che non sveli proprio tutto. Scandalizzeranno i benpensanti e diventeranno un caso per i mass media, e anche Hollywood si accorgerà di loro.,Da una storia realmente accaduta anni fa, a sua volta debitrice del fortunato Full Monty (che ricorda a grandi linee, nell'umorismo britannico e nella capacità di fondere dramma e commedia), brilla per la bravura di un gruppo di attrici superbe, su cui spiccano Helen Mirren e Julie Walters (ma anche le comprimarie e i pochi “maschietti” non sfigurano). La storia per gran parte apparirebbe scontata e prevedibile – se si conosce già la trama e il filone di commedia britannica in cui si inserisce, si possono indovinare i vari passaggi della trama con buon anticipo – senza perdere comunque gradevolezza e divertimento (gag e situazioni comiche strappano di frequente la risata), e sapendo piazzare a tradimento qualche momento davvero commovente. Ma il meglio si trova, scavando sottotraccia, man mano che il film procede: se non sorprendono la parodia dei mass media e i temi edificanti e “progressisti”, molto più interessante è il rapporto che si delinea tra le due amiche protagoniste, quando il giochino prende la mano a una delle due disposta a lasciare la famiglia in un momento delicato per correre a Hollywood. Introducendo così il tema non solo dei pericoli del successo, ma di quanto ogni persona “normale” sia disposta a sacrificare della propria vita “reale” per correre dietro a un “sogno”, pur ricoperto di buone intenzioni.,