Ennesimo titolo del filone del vampiro per teenager. Non è un granché: lo stile patinato riprende la saga anaffettiva di Twilight; le dinamiche sono le stesse, compreso il registro mélò. Gli interpreti, altrove bravi o più che bravi, sono semplici figurine al servizio di una storia molto prevedibile. E' un peccato: Yelchin e Mintz-Plasse, già visti rispettivamente in Mr Beaver e Kick-Ass incarnano personaggi trattati con gran superficialità in sede di scrittura; Farrell, addirittura, è rigido, irriconoscibile in un ruolo inadatto per lui. È il vizio di tanti “nipotini “della saga di Twilight: immagini patinate, luci e colori soffusi, sentimenti contrastanti che si stemperano in vicende di sangue che non rimandano a nulla, come avveniva invece per i vampiri dei grandi classici del passato, qui ridotti a figurine da cartolina, dettagli sullo sfondo di un paesaggio esotico. Gillespie come già la Hardwicke di Cappuccetto rosso sangue, casca nel tranello del fotoromanzo per ragazzi. E non gli basta l'ispirazione a Ammazzavampiri di Tom Holland, film bizzarro e interessante datato 1985 e qualche citazione del mondo horror di un tempo per realizzare un film davvero convincente. La sceneggiatura di Marti Noxon, già autrice di Buffy e Sono il numero quattro vola bassissimo, non regala mai momenti imprevedibili e costella i propri personaggi di banalità. E la regia di Gillespie, che pure ha al suo attivo un film bellissimo e profondo come Lars e una ragazza tutta sua, va dietro alla storia senza nerbo e convinzione, gestendo male la suspense e la sorpresa che dovrebbero essere le fondamenta di un film dell'orrore. La sua regia è indecisa tra il racconto di un ragazzo che deve diventare grande, in mezzo alla confusione affettiva (il rapporto con la madre, la ragazza e gli amici, il rapporto problematico col proprio passato) e il racconto puramente thrilling. Entrambe le strade sono imboccate ma il racconto e la regia si arenano ben presto. Rimane poco di realmente interessante: non è male l'incipit con tante sequenze che richiamano certo cinema per ragazzi degli anni 80: la scuola, il bullismo imperante, il ragazzino nerd di cui ci si vergogna solo a stare insieme e non è male nemmeno la parentesi dedicata a Peter Vincent (interpretato dal bravo David Tennant), un esperto di vampiri un po' cialtrone, che vive in una casa-museo in cui colleziona cimeli dell'orrore. Ecco: una bella immagine, certo inconsapevole, di certo cinema alla Twilight. Film vetrina di tanti soprammobili dell'orrore, carinerie gotiche da collezione che dicono poco e raccontano ancora meno di quell'universo interiore, vero protagonista dei racconti gotici e misteriosi di un tempo e di cui tanto sentiamo la mancanza.,Simone Fortunato,

Fright Night – Il vampiro della porta accanto
Un ragazzo scopre che il vicino di casa sexy è un vampiro assetato di sangue.