Carmen fa la sigaraia in una baraccopoli sudafricana e all’occorrenza non disdegna il contrabbando. Un poliziotto si innamora di lei e per seguirla abbandona la divisa. Ma Carmen non lo ama; così quando lui scoprirà che viene corteggiata da un cantante lirico, la ucciderà.,La trasposizione della Carmen di Bizet ai giorni nostri non è cosa nuova, si ricordano già parecchie edizioni filmiche dell’opera. La cosa che più incuriosisce di questa versione è certamente l’originalità del luogo dove si svolge l’azione e la scelta degli interpreti. Gli attori sono infatti tutti di colore, sudafricani della compagnia teatrale “Dinpho Di Kopane” e recitano e cantano in xhosa, una delle lingue delle tribù del luogo, mischiando i brani lirici con ritmi locali, ma nel pieno rispetto dello svolgimento dell’opera, che ambientata interamente in una “township”, un ghetto dalle baracche di lamiera attraversato dalla ferrovia. Carmen è una donna indipendente, che piace agli uomini e che sa come fronteggiare i suoi corteggiatori, che tratta anche con disprezzo. Per contro, Jongi è un ragazzo di campagna, scappato dal paese dove faceva il predicatore perché in un incidente ha ucciso il fratello e arruolatosi in polizia, dove ha raggiunto anche il grado di sergente. Ora la vecchia madre vorrebbe che tornasse a casa e che sposasse la vedova di suo fratello, una brava ragazza. Ma Jongi ama Carmen, e anche se sa che questa sarà la sua rovina, non potrà far niente per evitarlo e andrà incontro al suo destino. Prima verrà degradato, poi addirittura diserterà per unirsi a una banda di contrabbandieri e stare vicino a Carmen. Una versione originale e ben realizzata dell’opera lirica, che riesce brillantemente a superare alcuni inconvenienti (come “infilare” un matador in un ghetto sudafricano?) e che ha anche vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino.,Beppe Musicco,