Londra, 1947. Seretse Khama (David Oyelowo) è l’erede al trono del Bechuanaland, oggi Botswana ma allora protettorato inglese. Avendo completato gli studi, deve tornare nel suo Paese per raccogliere legittimamente l’eredità al trono dallo zio, reggente del regno dopo che i genitori di Seretetse erano morti quando lui era bambino. Qualcosa, però, complica i piani: i sentimenti… Khama, infatti, si innamora perdutamente – ricambiato – di una telegrafista, Ruth Williams (Rosamund Pike). I due decidono di sposarsi contro la volontà dei genitori di lei e contro le disposizioni dello zio di lui. Una volta arrivato nel Bechuanaland, Seretse si trova anche al centro di delicati intrighi politici. Il suo matrimonio misto non piace alla Gran Bretagna perché rischia di incrinare i rapporti con il vicino Sud Africa, dove si sta introducendo il regime di segregazione razziale e con il quale ci sono importanti scambi commerciali. Bisogna evitare azioni politiche che potrebbero rompere delicati equilibri. richiamato con un pretesto a Londra, l’aspirante re si ritrova esiliato per cinque anni dal governo laburista, e a vita da quello conservatore. Ma il giovane Khama non è certo persona che rinuncia facilmente ai suoi diritti. Con l’aiuto della moglie rimasta in Africa, dello zio con cui si riappacifica e del suo popolo, intraprende una dura battaglia che durerà anni…

E’ una storia vera quella che la regista Amma Asante mette in scena, raccontando le vicende di Seretse Khama – che non solo diventerà re, ma che sarà anche il primo presidente eletto del Botswana – e di sua moglie Ruth, che al marito e alla popolazione africana consacrerà la sua vita intera. Il film intreccia vicende politiche a questioni sentimentali in una cornice un po’ troppo melò e patinata che rischia di lasciare perplesso lo spettatore. Rosamund Pike conferma la sua bravura di attrice già emersa in Orgoglio e pregiudizio e, più di recente, nel thriller L’amore bugiardo – Gone Girl (2014) mentre Onyelowo è troppo lacrimevole e ci ha convinto maggiormente come Martin Luther King in Selma. Ma il tema e il cuore della storia hanno comunque il loro fascino, se non ci si fa travolgere dal sentimentalismo un po’ troppo strappalacrime. Forse è un’occasione un po’ sprecata (si poteva far capire meglio la realtà storica e sociale dell’Africa di quegli anni, ad esempio) ma A United Kingdom può trovare un suo pubblico tra chi ama i film storici e soprattutto le grandi storie d’amore, come lo è stata quella tra Seretse e Ruth.

Un’avvertenza: invitiamo gli spettatori che decideranno di vedere il film a non andare via appena si conclude perché sui titoli di coda, oltre a belle immagini di repertorio, scorrono interessanti didascalie storiche.

Stefano Radice