Matilde ha 18 anni; è diplomata, non ha lavoro ma sogna di andare all’Università. Vive con la madre Laura disoccupata, depressa e dedita all’alcol. Insieme a loro abita anche la nonna ossessionata dall’arrivo di uno stormo di piccioni che non portano mai buone notizie. Per mantenersi e continuare gli studi, Matilde si spoglia sul web e riesce a guadagnare un po’ di soldi. Su tutto, però, incombe il rischio sfratto. È per trovare i soldi ed evitare così l’ipoteca e la vendita forzata dell’appartamento che Matilde decide di mettere all’asta la propria verginità. In questo modo viene in contatto con Ernesto, un farmacista di Pescara appassionato di piante e barca a vela ma con il vizio di passare il tempo libero con giovani prostitute all’insaputa – così lui crede – della ricca moglie. Ed è proprio Ernesto a fare a Matilde l’offerta economica irrinunciabile…
Berardo Carboni mette in scena un vero e proprio dramma contemporaneo prendendo come spunto le insidie e il fascino perverso che il web può esercitare su giovani e adulti attraverso l’offerta di sesso. Chi si avvicinasse a questo film attirato dall’argomento pruriginoso, però, rimarrebbe deluso perché il regista e gli sceneggiatori puntano piuttosto – riuscendoci bene – a rendere il senso di sconfitta e malinconia di chi è costretto, come Matilde (impersonata dalla brava Matilda De Angelis, che si rivelò in Veloce come il vento) a spogliarsi per aiutare una famiglia senza via di uscita. Allo stesso tempo, viene reso bene un certo viscido degrado di chi passa il tempo sul web per cercare giovani prostitute; anche in questo caso Alessandro Haber è perfetto nell’interpretare il personaggio di Ernesto che, pagando, pretende con prepotenza ogni cosa. Dove i toni sono un po’ troppo marcati in senso drammatico è nel personaggio di Laura, cui dà il volto Donatella Finocchiaro. Dovrebbe essere lei a cercare una soluzione ma finisce per acconsentire che la figlia si venda… Alla fine, comunque, sarà proprio Laura ad avere uno scatto di orgoglio che avrà inevitabili conseguenze.
Altro aspetto interessante del film è il rifugio virtuale che la Rete offre a chi si sente solo. Matilde non ha veri amici o amiche, per lei il web è anche via di fuga in un mondo irreale in cui chatta e dialoga con Hiro, un avatar che per lei costruisce Youtopia. Ma questa amicizia o amore virtuale a Matilde finisce con il non bastare più; forse è il momento di tornare alla vera realtà. Di conoscere chi si nasconda dietro Hiro. E questo è il messaggio che lascia nello spettatore il film di Carboni; e lo sguardo finale di Matilde, finalmente sorridente, lascia presagire che per lei si aprano nuove possibilità, lontano dallo schermo di un computer. Piuttosto, la sceneggiatura non spiega perché una ragazza di 18 anni, appena diplomata, non cerchi altre strade per guadagnare se non mostrarsi in Rete, come se non ci fossero altre alternative. E questo è un po’ il limite del film.
Aldo Artosin