Tratto da un bestseller omonimo di R. J. Palacio, che con gli anni è diventato un testo fondamentale per l’educazione, nelle scuole e nelle famiglie. Il film è diviso, come il libro, in quattro voci narranti, che raccontano le differenze e le difficoltà del rapporto con Auggie (Jacob Tremblay): Auggie stesso che racconta dell’impossibilità di essere come gli altri e del peso degli sguardi su di lui; la sorella Via, al primo anno di High School, poco considerata da una famiglia che pensa solo al fratello di cui forse si vergogna anche un po’; Jack Will, compagno di scuola, e della sua amicizia difficoltosa con Auggie; e infine Miranda, ex migliore amica di Via.
Tante voci, tanti sguardi, a cui se ne attaccano altri: i genitori soprattutto, la madre (Julia Roberts) totalmente affezionata al figlio, che alterna fragilità e preoccupazioni a una forza indomabile; il padre (Owen Wilson), il più sereno e solido tra tutti e sempre presente per la moglie e i figli; e poi il preside e l’insegnante di Auggie, il fidanzato di Via, i bulletti della scuola e Summer, che tra tutti gli amici ha lo sguardo più libero.
Tanti temi, dall’educazione all’innamoramento, alla famiglia, tutte raccontate con sguardo delicato dal regista. Stephen Chbosky aveva già mostrato con il suo bel film precedente Noi siamo infinito (tratto da un suo romanzo) di avere leggerezza nel tocco (che emerge nei passaggi “fantastici”, con Chewbacca e l’astronauta), nella cura e nell’affetto per i personaggi, e soprattutto uno sguardo irrimediabilmente positivo sulla realtà. Infatti colpisce in questo film la positività nella rappresentazione di luoghi che nel cinema, in particolare quello per ragazzi, vengono rappresentanti come “cattivi”: la scuola rimane un luogo dove ci sono persone interessate a te e alla tua crescita; e soprattutto, per una volta viene rappresentata una famiglia che nonostante tutte le difficoltà è nodo importante degli affetti e della crescita.
Un grosso applauso va anche agli interpreti: Jacob Tremblay, che avevamo già conosciuto in Room, è un vero bambino prodigio, bravissimo nel ruolo del protagonista; Owen Wilson come padre in uno di quei ruoli anche con tocchi drammatici ormai sempre meno inconsueti per lui; e infine su tutti trionfa Julia Roberts, la madre, che sa illuminare lo schermo con la sicurezza di chi è una delle ultime grandi dive.
Come già detto in precedenza, l’aspetto fondamentale del film è lo sguardo, su di sé e sugli altri, un’altra tematica troppo spesso banalizzata; Wonder è un film su come i vari personaggi guardano Auggie e si guardano tra di loro, e su come il loro sguardo cambia all’interno di un rapporto.
Va citata la tag-line del film: «Se non ti piace quello che vedi, cambia il tuo modo di guardare». Una frase coraggiosa in un mondo che troppo spesso ci dice «se non ti piace quello che vedi, eliminalo». Wonder è uno di quei film che sono necessari, perché è un film che educa lo sguardo sugli altri.
Riccardo Copreni