Innanzitutto diciamo le cose come stanno: “welcome to Collinwood” ricalca soggetto e sceneggiatura de “I soliti ignoti”, con Mastroianni, Gassmann e Totò, ma non è certamente la stessa cosa. L'errore è guardarlo con l'originale in mente e star lì a fare le pulci a tutto quello che non va. Troppo semplice: è logico che Clooney non è Totò, e Cleveland non è Roma, ma non ci sembra questo il modo migliore per godersi il film. Prendetelo per quello che è: una farsa su un gruppo di sfigati molto assortiti, che in uno dei posti più squallidi d'America cercano il “Bellini”, il colpo che trasformerà in realtà tutti i sogni (assai modesti) della loro esistenza. Il bello del film è proprio lì, nella parata di personaggi interpretati da bravi attori, nel loro gergo e nelle loro espressioni; nelle ambientazioni depresse e nella loro voglia di rivincita e, ovviamente, nella sfortuna che li perseguita. E' un tributo onesto a maestri inimitabili, ma un obiettivo l'ha raggiunto: se andate a leggere le recensioni degli spettatori d'oltre oceano, molti dichiarano che dopo aver visto “Welcome to Collinwood” sono andati a cercare “Big Deal on Madonna Street” (il titolo americano de “I soliti ignoti”). E scusate se è poco, come direbbe Totò.